Quando nel 1981 Diana e Carlo vennero in Italia, osservando la loro grafia, scrissi su un giornale: ”questo matrimonio non s’a da fare”. E sembra che la grafia abbia avuto ragione. Dall’analisi della grafia di Lady Diana emerge una nota temperamentale forte, tipica di un soggetto sanguigno, con un buon concetto si sé che, supportato da una intelligenza concreta e da un pensiero logico e tenace, la rendeva operativa. Amante dell’autonomia e della libertà, Diana non avrebbe mai chinato il capo ai voleri del “palazzo” accettando così una vera e propria sudditanza (grafia ben piantata sul rigo, forte pressione sul foglio e chiarezza di scrittura).
Nonostante la grafia appaia calma, tuttavia la forza volitiva e la tenacia che emergono (lettere tutte attaccate le une alle altre) faceva di lei una “donna d’azione”, ma soprattutto libera, per cui le mura del Palazzo la soffocavano. Così ogni tanto ella tentava di scavalcarle per “ossigenarsi” e vivere così una realtà più consona alla sua natura. Bello, a questo proposito l’incontro con madre Tersa di Calcutta. Sono tutte cose da me già dette negli anni 80 e che sono risultate poi vere.
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