Fui incaricata dall’allora ministro degli interni Cossiga di analizzare gli scritti pervenuti dopo il sequestro di Aldo Moro e di confrontarli con quelli precedenti il rapimento.
PRIMA DEL SEQUESTRO (figura 1) (Clicca qui per guardare le lettere) Dall’analisi della grafia dell’onorevole Aldo Moro prima del sequestro emerge un gesto veloce, con degli stiracchiamenti nelle lettere che indicano impazienza e sveltezza di mente e d’azione. Il pensiero era profondo ma vissuto più interiormente che non espresso all’esterno. La firma, con le iniziali molto grandi, mette in risalto quanto per Moro fosse importante la scalata sociale, mantenendo sempre un’eleganza composta che si rifletteva in un comportamento controllato e raffinato.
DURANTE I 55 GIORNI DI PRIGIONIA (figura 2) Innanzi tutto, occorre dire ai tempi del sequestro ho eseguito una perizia grafotecnica (vedi figura 3) per dimostrare che, nonostante le differenze apparenti tra le due scritture, si trattava della stessa persona: identici alcuni gesti fuggitivi (vedi forma delle “g”), uguale il legamento dinamico tra alcune lettere (vedi legamenti con gesto orario) e sovrapponibili alcune parole (vedi “del”). Aldo Moro aveva corretto il suo modo di scrivere per rendesi leggibile a tutti, cosa che prima non gli interessava. Nelle lettere che Aldo Moro scrive dalla prigionia emerge una maggiore chiarezza e una lentezza che non faceva parte del suo patrimonio grafico, espressione della necessità di poter comunicare in modo comprensibile col mondo esterno. Anche la firma, più contenuta, conferma la sensazione di costrizione che lo statista stava vivendo.
ULTIMO SCRITTO PRIMA DI ESSERE UCCISO (figura 4) Si nota immediatamente come la grafia torna ad essere quella precedente il sequestro, anche se si rileva un gesto meno tonico, uno spazio sul foglio mal occupato e la comparsa di un “riccio” prolungato orizzontalmente a fine parola (vedi “abbraccio” e “grazie”) quasi cercasse di dire al mondo: “Tutto è compiuto, non c’è più nulla da fare”. Non a caso conclude il suo messaggio con la frase: “Vedi che non si può fare previsioni?”
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