Da Grilz all'Ucraina: 35 anni di guerra

Nell'anniversario della morte di Almerigo Grilz, un evento per ricordare la sua figura. Ancora oggi dimenticata

Da Grilz all'Ucraina: 35 anni di guerra

Trentacinque anni fa moriva Almerigo Grilz, il primo reporter di guerra morto sul campo di battaglia dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Cadeva nel silenzio generale. Un silenzio che ancora oggi avvolge, purtroppo, la sua storia.

La sua, infatti, è una figura ancora troppo ingombrante. A distanza di 35 anni dalla sua morte, si continua ad insistere sul suo passato nel Fronte della gioventù, ma ci si dimentica che, per fare il giornalista, Almerigo si dimise da tutte le cariche del partito, compresa quella di consigliere comunale. Aveva delle idee, certamente. E non le ha mai nascoste. Ma per raccontare il mondo - insieme ai due compagni d'avventura con i quali fondò l'Albatross, Fausto Biloslavo e Gian Micalessin - si rifiutò di avere qualsiasi etichetta appiccicata sulla schiena.

Per ricordare Almerigo, è stato organizzato a Milano, al Centro congressi stelline, un evento intitolato Guerra, giornalismo e informazione. Gian Micalessin, in collegamento dal Donbass, ha raccontato ciò che sta vedendo in questi giorni: "La guerra in Ucraina è raccontata con tifo da stadio, ma più passano i giorni più aumentano i morti. Non sappiamo qual è l'obiettivo della guerra: salvare l'Ucraina o distruggere la Russia? Se vogliamo salvare l'Ucraina possiamo farlo in poche settimane. Se invece vogliamo distruggere la Russia ci vorranno anni". Fausto Biloslavo, che è stato dall'altra parte del fronte, racconta: "Con Almerigo, siamo partiti nel lontano 1982 pensando, follemente, che il mondo fosse diviso in bianco e nero. Ma andando in giro per il mondo, ci siamo resi conto che le guerre hanno mille sfumature di grigio. Non tutti però lo hanno capito. Dicevamo sempre che il reportage perfetto è da entrambe le parti. Una volta era anche possibile oltrepassare le linee. Dall'11 di settembre, un po' ci siamo messi l'elmetto e ci siamo schierati in maniera esagerata. L'Ucraina è un esempio di incompleta informazione".

Maurizio Belpietro ha commentato il conflitto non da reporter, ma da direttore: "Quanta informazione drogata è stata fornita dalle cronache dei giornali? Con la guerra in Iraq abbiamo visto i giornalisti embedded, ovvero al seguito delle truppe. Questi reporter raccontano ciò che i soldati vogliono farti vedere. Ma nascondono altre verità altrettanto importanti".

Massimo Fini, invece, specifica: "Non c'è più la guerra, quindi non ci sono più le convenzioni. Una volta era diverso. Il metodo oggi è demonizzare l'avversario: o sono tutti nazisti o terroristi. Non ci sono mai combattenti puri".

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