Ha un albergo a Rimini e allo stesso tempo prende il reddito di cittadinanza. L'ennesimo "furbetto" all'italiana, insomma. Protagonista della vicenda, in Romagna, un albergatore capace così di truffare lo Stato, intascandosi il sussidio contro la povertà tanto caro al Movimento 5 Stelle.
Giusto fra qualche giorno, verso la fine del mese di novembre, come tutte le persone che fruiscono della misura, avrebbe ricevuto sulla sua carta la ricarica, di qualche centinaio di euro.
L’uomo, sui settant’anni, era riuscito ad aggirare il Fisco italiano attraverso dichiarazioni dei redditi fasulle, alterando in modo decisivo la certificazione Isee (l'Indicatore della Situazione Economica Equivalente), in modo tale da ottenere l’erogazione mensile del reddito di cittadinanza.
Come spiegato dall’agenzia stampa LaPresse, il signore figurava come unico componente di un nucleo familiare, attestando di non avere altri redditi, se non quello derivante dal percepimento di una pensione sociale.
In sostanza, non ha dichiarato volutamente le proprietà in suo possesso, “dimenticandosi” di indicare quell'hotel in Riviera. L’immobile, secondo le stime del mercato del real estate, ha un valore che sfiora il milione di euro. Ovviamente, qualora l’uomo avesse dichiarato di essere il proprietario di una tale struttura, non avrebbe avuto più i requisiti per ricevere mensilmente l’assegno.
Dopo mesi, il “furbetto” è stato colto in castagna dai militari della Guardia di Finanza di Rimini. Le Fiamme Gialle, da quanto si apprende, lo hanno messo nel mirino a settembre, avviando un’analisi approfondita sul profilo sospetto. L’albergatore, peraltro, ha commesso ulteriori violazioni. Già, perché gli investigatori hanno verificato che dal 2017 era riuscito a servirsi in modo indebito di prestazioni sociali erogategli dall’Inps, senza averne in verità alcun diritto.
La Guardia di Finanza ha provveduto a segnalare il soggetto all’autorità giudiziaria e agli uffici dell’Istituto nazionale della previdenza sociale preposti, così da procedere quanto prima alla revoca del sussidio e al recupero delle somme erroneamente erogate a tale persona.
Ora il responsabile dell’indebita percezione del reddito di cittadinanza rischia una severa condanna: la legge, infatti, prevede la reclusione – da due fino a sei anni – per chi presenta, ai fini di percepire l’assegno, dichiarazioni contraffatte.
La pena è va invece da dodici a trentasei mesi nel caso in cui un contribuente omette la comunicazione all'Ente erogatore, delle variazioni di reddito, del patrimonio o del nucleo familiare, nonché informazioni dovute e rilevanti ai fini della riduzione o revoca del beneficio.
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