“Ha ucciso prima i bambini”: l’orrore filo-stalinista nel Tempio del Popolo

Jim Jones fu il fondatore di un movimento religioso criminale chiamato Tempio del Popolo: all'alba del 19 novembre 1978 il mondo scoprì l'orrore di un suicidio di massa

Jim Jones - Screenshot da Abc News via YouTube
Jim Jones - Screenshot da Abc News via YouTube

Nell’immaginario collettivo è difficile non associare i concetti di movimento religioso criminale socialista-stalinista oppure suicidio di massa a Jim Jones e alla sua Jonestown. Il leader carismatico fondatore del Tempio del Popolo è infatti passato alla storia per l’eccidio che si svolse in Guyana il 18 novembre 1978, quando invitò tutti i membri della sua comunità a bere una bevanda velenosa a base di Flavour-Aid (un succo di frutta liofilizzato), sedativi e cianuro. Ci furono oltre 900 morti e la frase, errata, “Bevi il tuo Kool-Aid” è entrata tra i modi di dire più celebri negli Stati Uniti.

Chi era Jim Jones

Nato nel 1931 in Ohio, Jim Jones crebbe in una famiglia povera. Il padre, precedentemente affiliato al Ku Klux Klan, fu un reduce della Seconda Guerra Mondiale che, dopo il conflitto, percepì una piccola pensione di invalidità per un problema di salute conseguente ai combattimenti. Il giovanissimo Jim Jones aveva un solo passatempo: andare in chiesa, e si immaginava, giocando con gli amici, di essere un predicatore, pronunciare sermoni e infliggere punizioni a chi peccava. Da adulto lavorò in ospedale, dove conobbe la moglie Marceline Baldwin: con lei si trasferì a Indianapolis e fondò la prima chiesa del Tempio del popolo.

La figura di Jones è molto controversa: all’inizio del suo culto, venne visto da molti come un leader che si batteva in difesa dei diritti civili, ma dopo il suicidio di massa del 1978 e l’emergere di un’altra verità su quello che gli adepti del Tempio del Popolo avevano subito, l’opinione pubblica ebbe quasi unanimemente un altro giudizio sul “santone”. Poco prima dell’eccidio, come riporta History, erano emerse condizioni di abusi e schiavitù cui gli affiliati al Tempio del Popolo erano costretti. “Quello che c'era di buono in Jonestown non era Jim Jones - ha detto a The Atlantic l’ex adepta Teri Buford O’Shea, riuscita a fuggire tre settimane prima del massacro - Erano le persone che attirava. Venivano da ogni ceto sociale, da quelli molto istruiti a quelli totalmente ignoranti. Alcuni avevano un sacco di soldi. Alcuni vivevano della previdenza sociale, e alcuni non avevano nemmeno quella”. In più su Jones pesavano delle accuse per reati finanziari, dato che era entrato in possesso di tutti i beni degli adepti, e quindi gli Stati Uniti indagavano su di lui per frode fiscale.

Il suo pensiero religioso attingeva al cristianesimo: Jim Jones rigettava l’Antico Testamento, ma accoglieva alcuni elementi del nuovo, tuttavia la mescolava a una corrente del socialismo marxista molto vicina allo stalinismo. E pare che nutrisse anche una certa ammirazione per Adolf Hitler: dopo aver saputo come nel 1945 il Fuhrer si fosse suicidato per sfuggire alle Forze Alleate, confessò di apprezzarne la scelta. Nessuno poteva immaginare che questo dettaglio legato alla sua giovinezza fosse un lugubre presagio di morte per centinaia di persone.

Dalla prima chiesa a Jonestown

Nel 1955 Jones fondò quindi la sua prima chiesa a Indianapolis, utilizzando il nome di Wings of Deliverance (in italiano, "Ali di liberazione"), ma quando già i primi sospetti sulle sue attività iniziarono a farsi concreti, Jones cambiò, come un navigato proto-esperto di marketing, il nome in Tempio del Popolo.

Nel 1965 si trasferì in California, prima a Ukiah e poi nel 1971 a San Francisco, portando naturalmente con sé i suoi adepti. Aveva letto su Esquire che la California era il luogo in cui la catastrofe di una guerra nucleare fosse ampiamente improbabile: nella sua mente cominciavano a diventare palesi i pensieri della più bieca paranoia.

Ma la sua ideologia intanto aveva fatto grande proselitismo in termini di simpatizzanti: il Partito Democratico mostrò la sua vicinanza a Jones, offrendogli un incarico comunale nella città del Golden Gate Bridge dopo l’elezione del sindaco George Moscone nel 1976.

Jonestown
Jonestown nel 1979

Tuttavia neppure la California appariva troppo sicura al leader carismatico, ben presto travolto dalle accuse di cui abbiamo parlato: nel 1977, portando con sé oltre mille adepti, si trasferì in Guyana dando vita alla comunità di Jonestown, apparentemente un paradiso, simile a una comune hippie di pace e amore, in cui agli emarginati, agli esponenti di etnie minoritarie e ai poveri veniva data una seconda possibilità: in realtà, queste persone venivano soggiogate fisicamente e psicologicamente. I seguaci del Tempio del Popolo erano costretti a massacranti turni in campagna sotto il sole cocente, costretti a seguire degli incontri notturni in cui veniva ventilato il suicidio di massa come prova di lealtà, obbligati ad avere rapporti sessuali con il leader e sottoposti a una dieta poverissima fatta di acqua e riso in bianco. Quando le autorità degli Stati Uniti incontrarono i pochi sopravvissuti di Jonestown, trovarono delle persone denutrite nel corpo e devastate nell’animo.

C'erano altoparlanti in tutto il complesso e la voce di Jim Jones era su di loro quasi 24 ore su 24, 7 giorni su 7 - ha raccontato O’Shea con particolare riferimento agli incontri notturni - Non poteva parlare tutto il tempo, ma registrava ciò che diceva e poi lo riproduceva tutto il giorno. E la regola era che non potevamo parlare quando parlava Jim Jones. Quindi dagli altoparlanti, improvvisamente gridava: ‘Notte Bianca! Andate al padiglione! Correre! Le vostre vite sono in pericolo!’, Tutti si precipitavano al padiglione in mezzo all’accampamento. Poi ci diceva che negli Stati Uniti gli afroamericani venivano ammassati nei campi di concentramento, che c'era un genocidio nelle strade. Venivano per ucciderci e torturarci perché avevamo scelto quella che lui chiamava la pista socialista. Diceva che stavano arrivando”.

L’omicidio di Leo Ryan e il “suicidio” di massa

Fu un bambino di 6 anni a scatenare l’escalation di violenza che portò alla morte i seguaci di Jonestown. Il bambino in questione era figlio di una coppia molto vicina all’entourage di Jim Jones, Tim e Grace Stoen. Il leader obbligò i genitori a certificare che fosse suo figlio, anche se non lo era. Nell’autunno 1978 la coppia riuscì a riparare negli Stati Uniti, chiedendo la restituzione del figlio attraverso un’opera diplomatica con la Guyana. Non fecero in tempo a salvarlo: anche il bimbo fu tra i morti del suicidio di massa.

Così, su istanza dei famigliari dei seguaci di Jones, il deputato democratico Leo Ryan si recò a Jonestown con giornalisti e osservatori, per sincerarsi delle condizioni di vita degli adepti al culto di Jones. Era il 17 novembre 1978: Jones aveva perso così il sostegno del Partito Democratico e, come se non bastasse, alcuni seguaci del Tempio del Popolo chiesero a Ryan di aiutarli a fuggire. Ryan però fu accoltellato e gli fu intimato dalla guardia personale di Jones di lasciare la Guyana: tuttavia, mentre la delegazione provava a tornare negli Usa, la milizia di Jones avviò una sparatoria, uccidendo il deputato e altre quattro persone che erano con lui.

Jones presagì la fine: chiamò a raccolta i suoi seguaci e li costrinse a bere il Flavour-Aid avvelenato. Persero la vita 918 persone, in massima parte avvelenate, ma anche colpite a morte da colpi di mitraglietta - si trattò in quest’ultimo caso delle persone che avevano cercato di sfuggire attraverso la giungla. Alcuni però riuscirono a salvarsi, tra cui una donna con un bambino di 2 anni avvolto in un lenzuolo dietro la schiena e un’anziana che si era appisolata nel momento dell’eccidio. Lo stesso Jones morì con un colpo di pistola alla testa, forse esploso dalla sua infermiera Anne Moore, come suppone Rolling Stone. Con il leader c’era anche Mr. Muggs, uno scimpanzé mascotte e guardia del corpo di Jones, anche lui morto avvelenato.

L'eccidio secondo alcuni non può essere definito un suicidio di massa. Gli adepti del Tempio del Popolo erano soggiogati da Jones, affamati e spaventati: credevano di non poter fuggire attraverso la giungla, a causa dei cecchini posti dal loro leader e per gli animali selvatici. Inoltre un terzo dei morti fu rappresentato da bambini, che mai avrebbero potuto decidere autonomamente di suicidarsi.

La gente litigava con Jim - ha dichiarato O’Shea, parlando di quella notte tremenda - ma chiunque non volesse suicidarsi veniva trattenuto e infilzato con aghi pieni di cianuro di potassio.

A meno che tu non fossi uno dei fortunati a cui è capitato di sgattaiolare nella giungla, eri morto. Andavano in giro con gli stetoscopi, e se avevi ancora un battito cardiaco, ti avrebbero sparato. Inoltre hanno ucciso prima tutti i bambini”.

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