Non è questo il giorno per pesare grammo a grammo la vittoria. Nessuno in fondo si aspettava un successo così netto e profondo del centrodestra, con le roccheforti storiche della sinistra spazzate via, con un cambio di orizzonti e di scenari così improvviso, con il Pd che non si riconosce, i grillini che si accontentano di brindare a Carrara e Guidonia e Renzi che ricorda certi personaggi tragici, e un po' infantili, che di fronte alla disfatta continuano a ripetere: ho vinto io.
Ci sta che il giorno dopo chi ha vinto si prenda un pezzo della vittoria. Per orgoglio, perché si è lavorato bene, perché non accadeva da tempo, perché era una scommessa, perché qualcosa sta cambiando, per un ritorno. Ci sta. Ci sta sbandierare il vento del Nord o il modello Genova. Ci sta riconoscere il ruolo di sindaci con le idee forti e la voce moderata. Ci sta l'entusiasmo di Salvini, il sorriso della Meloni, la soddisfazione della Gelmini, le ragioni di Toti. Ci sta pure pensare al futuro politico con un certo ottimismo. Solo una cosa chi ha vinto non deve rischiare di fare, magari per troppa foga: fare a brandelli la vittoria. Pezzo a pezzo. Come a dire che la mia vittoria è più vittoria della tua. È più colorata. Pesa di più. È più furba. Sarebbe il modo più veloce per rovinare tutto.
Il successo nelle città è la conseguenza di un centrodestra che ha scelto di riconoscersi, con tutte le sue sfumature, con le diversità, senza strafare, aprendo anche a chi come le liste civiche non porta bandiere e divise ufficiali. È una vittoria che ricorda l'intuizione del Berlusconi del '94. Il centrodestra è un prisma, dove di volta in volta sono apparsi i volti di tanti protagonisti: Bossi, lo sciagurato Fini, perfino Casini. Non sempre ha funzionato. Il prisma si è rotto quando quelle facce non hanno più voluto riconoscersi in un punto di riferimento, in una faccia più centrale, che rappresentava il minimo comune denominatore della coalizione. Qualcuno in grado di dargli un equilibrio, una misura, una mappa. La domenica della «vittoria della domenica» è passata, ci sarà tempo per farci i conti. Non sarà tutto facile.
Ma i voti narrano che c'è ancora tanta gente che non si riconosce in Renzi e neppure in Grillo. Stanno lì, anche se molti li raccontavano in fuga, dispersi, disorientati. A quanto pare non è così. Domenica allora qualcuno ha vinto. Hanno vinto gli elettori.
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