Laura Letizia, sorella gemella di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, ha cambiato cognome. Stando a quanto rivela un'esclusiva del settimanale Oggi, in edicola da mercoledì 3 giugno, la 51enne avrebbe già ottenuto l'autorizzazione della Prefettura di Bergamo. "L'ho fatto solo per me stessa,per avere più tranquillità. Lo sapete voi che significa mandare una domanda di lavoro col cognome Bossetti?", ha confidato Laura Letizia a Marco Oliva, conduttore di "Iceberg", in onda su Telelombardia.
Il cambio cognome
L'indiscrezione era già trapelata qualche mese fa, allorquando Laura Letizia aveva anticipato alle pagine della rivista diretta da Umberto Brindani l'intenzione di cambiare cognome. "Gli ho chiesto scusa per aver detto in passato che papà e mamma sono morti di dispiacere per il dolore di avere un figlio in carcere. Ho sbagliato, comunque è la verità. Ora Massimo ha sua moglie Marita e sta bene così. - continua - Io gli auguro tutto il bene possibile. È stata una tragedia e solo chi è dentro sa cosa si prova e cosa si passa. Ho raggiunto la mia tranquillità ed è per questo che ho deciso di lasciarmi il passato alle spalle e cambiare cognome", aveva spiegato. Oggi, la donna ribadisce che il cambiamento nulla ha a che vedere con l’affetto verso il fratello. Massimo Bossetti, per quella decisione giudicata come "un gesto pianificato e violento", ha però rotto ogni relazione.
"Mio fratello non vuole incontrarmi"
I rapporti tra Laura Letizia e Massimo Bossetti si sono incrinati da tempo, ormai. Stando a quanto riferisce la 51enne, il fratello le avrebbe voltato le spalle per una sortita infelice sui genitori. "Ho fatto tanti passi verso Massimo. - spiega la donna al settimanale Oggi - Ho teso una mano, ho chiesto scusa più volte, ma lui continua a non volermi incontrare. Gli ho chiesto scusa per aver detto in passato che papà e mamma sono morti di dispiacere per il gran dolore, ma è la verità. Il dispiacere di avere un figlio in galera li ha straziati".
In attesa di risvolti sul fronte affettivo, la vicenda giudiziara di Massimo Bossetti potrebbe riservare clamorosi colpi di scena.
Lo scorso 26 maggio, la Corte di Cassazione ha accolto l'istanza della difesa che aveva chiesto di poter aver accesso ai reperti ritenuti di "secondaria importanza" nel processo di condanna all'ergastolo per il delitto della giovane ginnasta bergamasca. Trattasi di quelle prove che la Procura definisce "scartini" ma che, secondo i legali del 51enne, potrebbero giocare un punto a favore del loro assistito.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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