Quelle critiche a Salvini e le preoccupazioni dei vescovi di creare divisioni tra i cattolici

Matteo Salvini "tifato" dal 60% dei cattolici che vanno a Messa. A dirlo, mentre emerge tutta la preoccupazione dei vescovi, è un sondaggio dell'Ipsos.

Quelle critiche a Salvini e le preoccupazioni dei vescovi di creare divisioni tra i cattolici

Le critiche alla 'linea dura' di Matteo Salvini come cavallo di Troia utilizzato per dividere ancora di più la Chiesa cattolica. Questa sembra essere la preoccupazione alla base della 'tirata di freno' dell'episcopato italiano.

Dal "caso Aquarius" in poi, abbiamo assistito a un proliferare di dichiarazioni ammonenti. Molte delle quali orientate a contestare le mosse del ministro dell'Interno. Specie quelle fatte in relazione alla gestione dei fenomeni migratori. In principio, era stato il cardinal Ravasi a citare il Vangelo su Twitter: "Ero straniero e non mi avete accolto". Dalle "magliette rosse" siamo passati così al "digiuno a staffetta", manifestazione di protesta svoltasi per dieci giorni tra piazza San Pietro e Montecitorio. Poi è arrivata persino la copertina di Famiglia Cristiana. Quella riportante il versetto biblico diretto a Satana: "Vade Retro".

Prelati, presuli e preti di strada uniti nel nome dell'antisalvinismo. Qualcuno, in quest'ultimo periodo, ha iniziato a eccepire che forse, questo contestatissimo inquilino del Viminale, così "irrazionale" non è. Come il vescovo di Chioggia, monsignor Adriano Tessarolo, che ha parlato di "mentalità 'collettivizzante'" e di "generalizzazioni". Un sacerdote di Fermo, Don Checco Monti, è giunto alla decisione di chiudere "l'edicola" della sua parrocchia. Perchè? Sembra diffondersi sempre più la paura che la contestazione degli ecclesiastici a Salvini si tramuti in un'occasione utile per mettere in discussione l'unità della Chiesa. E questo soprattutto perché i fedeli risultano essere divisi.

Un'altra polemica, oltre quella sull'accoglienza dei migranti, ha investito la proposta di posizionare un crocifisso in ogni porto italiano. Il timore, così come specificato dall'edizione odierna del Corriere della Sera, è che la fede finisca per divenire uno strumento ideologico nelle mani dei sovranisti. Un mezzo per alimentare i loro consensi. Il tutto in nome dell'identitarismo. Il livello della dialettica politica, però, sembrerebbe essersi appiattito sulle modalità comunicative tipiche del populismo. Sempre il quotidiano citato, ha spiegato come ai piani alti della Cei si siano resi conto che: "Noi - hanno scandito i vescovi - dobbiamo portare ragioni alla causa dei migranti, senza abbassarci al livello della polemica politica. I vescovi - hanno aggiunto dalla Conferenza episcopale del belpaese - hanno due poli: il Vangelo e il magistero del Papa. Così invece si rischia di rafforzare ostilità alla Chiesa e dividere ancora di più i cattolici". Intanto le statistiche raccontano di una dilagante simpatia per i cattolici per il "governo del cambiamento". Anche tra quelli che si recano a Messa: il sessanta per cento dei presenti in Chiesa la domenica sostiene il governo presieduto dal professor Conte. A dirlo è un sondaggio Ipsos.

I gesuiti de La Civiltà Cattolica, la storica rivista diretta da padre Antonio Spadaro, hanno riservato un articolo al tema dell'integralismo "neo - pentecostale - evangelico". Dove i simboli di fede verrebbero deformati in chiave "costantiniana". Sembrerebbe un "No", insomma, a quel "in hoc signo vinces" che avrebbe preceduto, nella visione dell'imperatore in questione, la trionfale battaglia di Ponte Milvio. Un motto che, magari, potrebbe andare a genio al leader leghista.

Un "rischio altissimo", ci ha tenuto a specificare padre Spadaro in un suo recente intervento. I numeri, però, parlano chiaro: non sono pochi i cattolici a essersi schierati dalla parte del "governo del cambiamento", quindi, in parte, da quella di Matteo Salvini.

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