I "due canali" italiani del Covid: come è arrivato e si è diffuso

Secondo l'ultimo studio italiano appena pubblicato, l'Italia sarebbe stata il primo "serbatoio" d'Europa da cui si è diffusa la pandemia Covid-19 partita da due Regioni: ecco quali

I "due canali" italiani del Covid: come è arrivato e si è diffuso

Quando ancora eravamo all'oscuro che il Covid-19 si potesse diffondere nella maniera che tutti sappiamo, l'Italia faceva i conti con i primi casi conclamati a Codogno e nei pazienti cinesi dell'ambulanza di via Cavour a Roma. Secondo un'importante studio italiano appena pubblicato su una delle riviste più importanti al mondo, Nature, Sars-CoV-2 si sarebbe diffuso in Europa e nel mondo occidentale con due importanti incubazioni avvenute nel nostro Paese che hanno poi dato il là alla pandemia partita dalla Cina. I due "canali", come li chiamano gli esperti, sarebbero stati il Veneto e la Lombardia dove il Covid già circolava silente e con due diverse mutazioni non avvenute da noi ma arrivate così da Wuhan.

La diffusione

Ecco che a metà gennaio 2020, due mesi prima del lockdown, gli scienziati parlano di due virus diversi, il "B" del Veneto e il "B.1" della Lombardia. È il secondo che ha iniziato a diffondersi fino all'Abruzzo dove avrebbe cambiato nuovamente forma diventando B.1.1 e generando altri canali di diffusione in particolare per il Centro-Nord (Sud e Sicilia ancora ai margini). In quel mese e mezzo prima delle chiusure, il Covid stava già prendendo piede anche in Europa. Ecco, gli studiosi del dipartimento di Scienze cliniche e biomediche dell’ospedale Sacco e della Statale di Milano parlano così dell'asse Cina-Nord Italia-Europa come diffusione "definitiva" della pandemia. "L’Italia può essere considerata il primo e uno dei maggiori incubatori per la diffusione dell’epidemia in Europa e negli Stati Uniti e l’analisi dell’epidemiologia molecolare sin dalle prime fasi nel nostro Paese è di particolare interesse per svelare i primi passi evolutivi del virus al di fuori della Cina e i suoi adattamenti in Occidente", affermano al Corriere della Sera.

I "passaggi" della pandemia

Anche se alcuni cluster possno essersi generati in Europa nello stesso periodo, gli studiosi propendono per una diffusione "nostrana" sviluppatasi nelle due regioni italiane sopra menzionate e poi "partita", avviata sul resto del Continente. Le catene di contagi all’inizio di febbraio 2020 furono causate essenzialmente dalla variante D416G, esplosa in Europa soltanto da marzo/aprile, la quale aveva una maggiore trasmissibilità "ed ha determinato un nuovo profilo epidemiologico della pandemia in Italia", affermano i ricercatori. La ricostruzione è stata possibile grazie al minuzioso lavoro dei primissimi passaggi evolutivi del Covid, quelli che i ricercatori definiscono "ancestrali", che il virus cioé aveva nelle primissime fasi della sua nascita. Dal momento che Sars-Cov-2 presenta mediamente "due mutazioni per mese", è certamente molto difficile ricostruire esattamente la mappa geografica dei suoi spostamenti anche se le tracce lasciate in un dato luogo e in un certo periodo hanno consentito, a ritroso, di sviluppare l'intero percorso.

L'esplosione del Covid

In sostanza, se i due lignaggi cinesi si erano già separati e sono partiti divisi, come fossero quindi due virus della stessa pandemia, questo studio rappresenta "la più fondata ricostruzione di quei giorni cruciali tra gennaio e febbraio 2020" quando l'Italia era alle prese con i primi focolai inizialmente confinati alle nostre regioni.

La variante D614G, poi, a causa dell'alta trasmissibilità, potrebbe essere stata la responsabile della velocissima diffusione della pandemia al Nord Italia "seguita dalla diffusione in altre Regioni e poi nel resto d’Europa", concludono i ricercatori. L'anno successivo, analogamente, la variante inglese si diffonderà dall'Inghilterra al resto d'Europa e adesso, con Omicron, la diffusione avviene quasi contemporaneamente ovunque.

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