Quando c'è la notizia di un crimine bisogna pur indagare. E farlo con precisione e tutte le spese del caso. Quando poi le vittime sono tre pulcini cui - a quanto pare - l'allevatore teneva moltissimo, bisogna essere spietati nell'incriminare i colpevoli. Ovunque essi siano.
A Pesaro, un anno e mezzo fa, è stato commesso un omicidio. Tre pulcini sono stati trucidati: uno è morto a bastotane, al secondo è stato torto il collo e il terzo è morto di stenti dopo essere stato accecato. L'allevatore, Alfio Bartolini, ha sporto denuncia. In poco tempo sono scattate le indagini della procura di Ancona, nonostante i colpevoli fossero rei confessi. Si sapevano nomi e cognomi degli "assassini" dei pulcini, ma l'allevatore si è costituito parte civile nel processo. Erano animali (evidentemente) molto preziosi.
Dopo un anno e mezzo di indagini il faldone arriva in mano al Gip del Tribunale dei minori, che non crede ai suoi occhi. È vero, il codice penale parla chiaro: "Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi". Ma i pm non hanno tenuto presente il fatto che gli "assassini" hanno dai 10 agli 11 anni. Troppi pochi, ovviamente, per essere incriminati.
E infatti il Gip, che il 16 marzo convocherà i bambini per l'interrogatorio di garanzia, non potrà far altro che archiviare il caso.Ma nessuno s'indigna se, per incriminare tre bambini (non condannabili), sono stati sprecati tempo e (soprattutto) il denaro dei contribuenti?
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