Caro direttore,
innanzitutto la ringrazio per questo spazio sul suo giornale. Il motivo per cui le scrivo è perché sono rimasto sorpreso per come è stato raccontato il mio appello a tutte le forze politiche per portare a termine l'iter legislativo sulla proposta di legge sulle chiusure festive. I motivi sono tanti, il principale è il seguente: quella proposta di legge è stata votata dalla Camera dei deputati senza nessun voto contrario. Nessuno ha votato contro. Non si tratta di una proposta scriteriata, estremista o sragionata. La proposta prevede che ci siano per tutti sei chiusure festive su 12 totali. Stiamo parlando per intenderci di festività che fanno parte della nostra tradizione: il Natale, Santo Stefano, Capodanno, Pasqua, Pasquetta e così via. È un diritto di tutte le famiglie avere la possibilità di godersi in santa pace queste feste e personalmente trovo anche che sia un bel messaggio per tutti. Ci deve essere il tempo da dedicare ai valori e alle tradizioni familiari, soprattutto in questi tempi di incertezza. Lei, usando abilmente le parole, ha detto che «la scelta di lavorare o riposarsi nei giorni festivi è un diritto inalienabile del singolo». Io questo non lo metto in discussione. Metto in discussione il fatto che la legge di Monti che è in vigore attualmente non lascia scelta: devi lavorare a Natale anche se vuoi stare con i tuoi familiari. Questo non è liberalismo. Questo è lacrime e sangue. Mio padre è un imprenditore. Quante volte nei giorni di festa l'ho visto appartarsi per lavorare! Per rivedere i conti, per verificare le buste paga, per chiamare un fornitore in ritardo. Ma almeno era in casa con mia madre e i miei fratelli e poteva prendersi qualche ora per sbrigare i suoi affari e dedicare a noi il resto del tempo. Nessuno lo obbligava ad andarsene in azienda e passare la giornata lì. Qui stiamo parlando di costringere delle madri, magari commesse in un grande centro commerciale, a stare 10 ore lontane dai figli a Natale. Qui stiamo parlando di costringere dei padri, magari titolari di un piccolo esercizio commerciale, a passare il Natale alla cassa perché altrimenti soccombe alla concorrenza del grande centro. Questo è folle, caro direttore. E io questa follia la voglio eliminare una volta per tutte. Il senso del mio appello è che è insensato che una proposta di legge che ha ottenuto l'unanimità alla Camera venga bloccata al Senato per colpa delle pressioni delle lobby della grande distribuzione. Il Senato ha il dovere di mettere in discussione e votare quella legge. L'obbiettivo a tendere è far decidere, non allo Stato centrale come ha voluto Monti, ma agli enti locali e in base alle esigenze del territorio quando tenere chiuso e quando lasciare aperto. Sempre mantenendo fede al principio per cui le feste sono un diritto. Infine un passaggio sulla felicità. L'obiettivo del nostro governo è garantire una vita di qualità. Sono d'accordo con lei che saremo più felici con meno leggi e meno vincoli.
È quello che sto raccontando in queste settimane agli imprenditori del Nord: abbiamo un piano per l'abolizione di migliaia di leggi inutili e presto lanceremo anche un sito per raccogliere le proposte di cittadini e categorie che si chiamerà leggidaabolire.it. Il senso dell'iniziativa sarà proprio: «Meno leggi, più felicità» e visto che lei si interessa dell'argomento, attendo anche le sue proposte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.