I nostri figli affidati agli orchi con la complicità dello Stato

I nostri figli affidati agli orchi con la complicità dello Stato

Quanti orchi ci sono tra le persone cui diamo in custodia i nostri figli e nipoti? Un piccolo esercito, a giudicare anche solo dalle cronache degli ultimi giorni.

Il bidello che spaccia l'hashish ai ragazzini della scuola è solo l'ultimo di una lunga trafila di custodi corrotti, che usano la propria posizione per corrompere i giovanissimi loro affidati. E in questo caso l'Orco Capo è grosso e dotato di enorme potere: direttamente lo Stato. Se infatti autorevoli parlamentari di tutti i partiti, con sodali in ogni ambito della cultura e delle istituzioni del Paese, si danno da fare per sostenere la depenalizzazione della vendita della cannabis e suoi derivati (assunta direttamente dallo Stato), anche in virtù della lievità dei suoi effetti (per non parlare dei suoi strombazzatissimi meriti terapeutici), cosa c'è di così grave a passare qualche dose a un ragazzino? Perché un bidello ventenne dovrebbe mostrare più responsabilità e lealtà dello Stato italiano, che non ha mai fatto (unico in Europa) una grande campagna spiegando la percentuale degli incidenti automobilistici compiuti sotto effetti della cannabis e derivati, o quella delle psicosi, schizofrenie e depressioni indotte dagli stessi, soprattutto se assunti prima dei 15 anni?

Attenzione però: quello dei custodi corrotti non è certo un fenomeno nuovo. Una delle frasi preferite dal mio professore di ginnasio, un attento padre Barnabita, era: «Chi custodirà gli stessi custodi?» (quis custodiet ipsos custodes), dalle Satire del latino Giovenale. Il poeta già allora notava come le figure di educazione e controllo fossero le più esposte alle sollecitazioni della corruzione. Il custode, infatti, sta sempre tra qualcuno a lui affidato per essere custodito (e che spesso ne farebbe volentieri a meno), e qualcuno (l'orco), che per denaro, perversione, o entrambe le cose, vorrebbe corrompere il custodito, e il custode stesso. Una posizione tutt'altro che facile, come notava con spietata lucidità Giovenale.

Da allora la questione non è affatto migliorata, e non solo in Italia. Ogni pochi giorni appaiono così custodi incustoditi e corruttori, oppure già prima corrotti da quelli che li avevano avuti in custodia in passato. Come l'aiuto allenatore di una squadretta di calcio del Torinese, che con la scusa degli allenamenti aveva molestato numerosi ragazzi affidati alla squadra. Ed era stato lui stesso a suo tempo corrotto dall'allenatore cui era affidato, con il quale condivideva ora il materiale fotografico prodotto dai suoi giocatori.

Per non parlare poi di tutto il settore tra l'educazione dei più piccoli e i servizi più o meno «sociali» che organizzano (anche qui con autorizzazioni e spesso anche finanziamenti pubblici): asili nido, case famiglia cui i più piccoli vengono affidati (a volte dopo essere stati tolti dalle famiglie legittime). Un mondo da cui emergono situazioni agghiaccianti. Come la maestra che ha patteggiato poche settimane fa un «affidamento ai servizi sociali» dopo video con morsi, culle in cui i bimbi venivano legati con cinghie, bambini lasciati per ore al buio al gabinetto, e altri orrori. Anche qui, però, l'Orco finale è lo Stato, che autorizza persone di questo genere ad accogliere e «custodire» bambini indifesi.

In questi casi, la psicopatologia individuale si unisce a uno sfruttamento sull'infanzia praticato su vasta scala, un'industria travestita con vezzosa, disgustosa retorica infantileggiante. C'è un marcio sistemico. Che qualcuno dovrà affrontare. Speriamo prima che poi.

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