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L'urlo degli infermieri in trincea: "Ecco i nostri volti tumefatti"

L'appello del sindacato Nursing Up: "Il governo stanzi risorse anche per chi lavora nei reparti Covid-19 da oltre un mese"

L'urlo degli infermieri in trincea: "Ecco i nostri volti tumefatti"

I segni profondi scavano il viso e i lividi tracciano il contorno degli occhi, lì dove la mascherina stringe di più. Sono i volti degli infermieri, che combattono in prima linea contro il virus. E dopo una giornata di lavoro, con turni da 10 ore, passate indossando i dispositivi di protezione, si ritrobano con segni e lividi.

Le immagini, tra selfie e fotografie di colleghi, molte diventate virali sui social, parlano da sole e raccontano la fatica di chi sta affrontando l'emergenza coronavirus dagli ospedali in trincea da oltre un mese. "Si tratta di tutti quegli infermieri senza voce che rappresentano la forza vitale del nostro servizio sanitario e che si stanno ammazzando di lavoro in prima linea dal primo minuto", denuncia il sindacato Nursing Up, secondo quanto riferisce AdnKronos. Ma non tutti li vedono, "mentre lasciano l'ospedale con i volti tumefatti per l'uso dei dispositivi di sicurezza, o con mani e piedi gonfi dopo 10 ore di lavoro continuativo". Alcuni di loro, spiega il sindacato, "hanno difficoltà anche a respirare nelle loro tute di protezione".

Dopo aver sottolineato le condizioni di lavoro degli infermieri, il sindacato lancia un appello, perché "è arrivato il momento di pensare proprio a loro". E Nursing Up chiede che il governo, dopo i bonus da 200 euro al giorno, previsti per il personale che ha risposto ai recenti bandi della protezione civile, "preveda risorse e indennizzi anche per i colleghi che da più di un mese lavorano nei reparti Covid-19 e non hanno ricevuto bonus di alcun tipo. Per coloro che non hanno avuto accesso ai rimborsi per l'alloggio e che sono stati costretti ad affittare stanze vicino agli ospedali perché temono di contagiare i familiari".

Infatti, secondo il sindacato, il bando indetto dalla protezione civile, per reclutare 500 infermieri, per fornire un aiito alle strutture sanitarie, rappresenta "una goccia nel mare. È poca cosa rispetto ai 4.700 infermieri che già mancavano in Lombardia prima dell'emergenza sanitaria, oppure ai 3.700 mancanti in Piemonte". E aggiunge: "Apprezziamo il pari trattamento riservato dai bandi della Protezione civile tra medici ed infermieri riguardo al bonus previsto di 200 euro al giorno". Ma ora si chiede di più: il riconoscimento di un bonus anche a coloro che lavorano in prima linea dall'inizio dell'emergenza. "Occorre tutelare i colleghi che, prima di ogni altra cosa, hanno messo a repentaglio le loro stesse vite - spiega Nursing Up - partecipando da attori principali in un contesto emergenziale disorganizzato, senza dispositivi di protezione e lavorando nel disagio assoluto".

Il sindacato degli infermieri italiani chiede, così, la "valorizzazione degli enormi sacrifici affrontati" dagli

operatori che da subito hanno aiutato per fronteggiare la pandemia da coronavirus. E ribadisce infine: "Si pensi a loro, anche individuando forme di riconoscimento e di risarcimento economico".

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