Sembra un racconto tratto da Cuore di Edmondo de Amicis. Un quadro sbiadito di un'Italia che pare non esistere più, ma che - in realtà - continua a vivere nei gesti e nei sacrifici di tanti uomini. Di tanti eroi del lavoro, che dedicano tutta la propria vita ad esso.
Leonardo Martini era uno di questi uomini. Aveva un'azienda, la Dioma di Vicenza, che produceva cruscotti per auto. Un vero e proprio gioiello dell'industria italiana, che collaborava anche con Audi e Volkswagen.
Prima di morire, l'imprenditore veneto ha deciso di lasciare l'azienda in eredità ai suoi 25 dipendenti storici. Un omaggio, un riconoscimento di un lavoro ben fatto che non può arrestarsi a causa della morte del "paròn".
Ha rifiutato il funerale religioso chiedendo però che venisse celebrato un laicissimo funerale nel capannone della Dioma, quel capannone che per lui doveva essere più sacro di qualsiasi chiesa.
style="line-height: 1.538em;">Il lavoro per lui era un onore e il mantenimento dei propri operai un dovere. Vedeva in loro i figli che non aveva mai avuto e, come era giusto che fosse, proprio a loro Martini ha affidato l'azienda.
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