Incendio Pomezia, la situazione non migliora

Passano le ore, i giorni ma la situazione a Pomezia dopo l'incendio, nonostante le rassicurazioni del sindaco Fabio Fucci, non migliora

Incendio Pomezia, la situazione non migliora

Una Seveso degli anni 2000? Pomezia sotto la nube tossica, ancora fiamme nel capannone di rifiuti. Sequestrata l’azienda sulla Pontina vecchia. Passano le ore, i giorni ma la situazione, nonostante le rassicurazioni del sindaco Fabio Fucci, non migliora. Anzi. Sono 21 i comuni laziali investiti, in maniera differente, dalla nube nera di diossina e polveri di amianto.

Migliaia di ettari di colture distrutte, falde acquifere contaminate, bestiame intossicato, scuole chiuse e abitanti costretti da venerdì a tapparsi in casa. Almeno cinque chilometri in cui non si può consumare alcun prodotto della terra. E questo perché, a quanto pare, gli allarmi dei residenti sulla pericolosità della Eco X, l’azienda che raccoglieva e preparava al riciclaggio i rifiuti solidi urbani, sono rimasti inascoltati. Un incendio colposo per gli inquirenti, nonostante qualcuno abbia parlato, senza alcuna prova, di un disegno criminale. Ipotesi che potrebbe servire, del resto, a tutelare chi avrebbe dovuto vigilare sulla situazione “esplosiva” della Eco X ma non avrebbe fatto abbastanza per evitare la catastrofe.

E di “disastro ambientale” parla da oggi la Procura di Velletri che indaga proprio sui responsabili di quella che si preannuncia come la Seveso pontina. Decine, per ora, gli intossicati che hanno avuto bisogno di cure mediche, migliaia di sfollati, evacuati fino a tempo indeterminato dalle loro abitazioni. Centinaia di lavoratori, sempre al momento, con la prospettiva della cassa integrazione se non del licenziamento.

A cominciare dagli stessi addetti della Eco X o quelli dei centri commerciali della zona, dal grande outlet di Castel Romano al centro “Sedici Pini”, investiti dal fumo nel weekend e che sono rimasti deserti, o quasi. Come il parco dei divertimenti “Cinecittà World” sulla via Pontina. Stessa storia l’indotto, i lavoratori della terra e gli allevatori. “Siamo in ginocchio - dicono nelle campagne attorno al focolaio - , dovremo buttare tonnellate di prodotti ortofrutticoli e non siamo ancora quando potremmo riprendere a lavorare i campi o a pascolare le greggi”. Nel pomeriggio, intanto, c’è stato un incontro fra il sindaco Fucci, vice sindaco dell’area metropolitana, la sindaca di Roma Virginia Raggi, i vertici della Asl Roma 6 e l’Arpa Lazio.

Vertice subito dopo raccontato dallo stesso Fucci: “Gli enti regionali ci hanno chiarito la metodologia delle analisi fatte e quelle in corso. È stato rilevato e inviato in laboratorio un campione della copertura del capannone andato in fiamme per valutare se si tratta o meno di amianto ed eventualmente di che tipo. I risultati di queste analisi ci saranno comunicati nelle prossime ore. Sono inoltre in corso una serie di rilevazioni sull’aria per valutare, qualora fosse presente amianto, la quantità e la direzione della dispersione.

Sono stati inoltre prelevati campioni di frutta, verdura, mangimi e foraggi nelle coltivazioni e nei campi nel raggio di 5 km dal luogo dell’incendio. I risultati di queste ultime analisi ci saranno trasmesse tra giovedì e venerdì”. “Arpa Lazio - continua Fucci - ha installato un’ulteriore centralina nel territorio comunale ma a notevole distanza dal capannone andato in fiamme, per valutare l’impatto sull’intera Città, a cui seguiranno analisi nelle zone limitrofe a Pomezia. Arpa è in attesa delle determinazioni analitiche di idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e diossine, i cui risultati verranno comunicati non appena disponibili, e sta lavorando a un modello matematico per valutare la ricaduta degli eventuali inquinanti nelle aree che sono state raggiunte dalle masse d’aria in movimento.

Attualmente l’incendio è sotto controllo ma i vigili del fuoco sono ancora al lavoro per spegnere gli ultimi focolai”. Insomma, rassicurazioni che dicono poco o nulla sulla reale situazione di pericolo nella zona della cittadina industriale e che non aggiungono altro per la popolazione, a dir poco terrorizzata per le drammatiche conseguenze che l’incendio porterà a breve. Non solo.

Sul tetto c’era o no amianto? Perché il primo cittadino parla ancora di un’ipotesi amianto quando i responsabili della Asl, intervistati dal Tgr Lazio, lo confermano? “Era presente nelle coperture del tetto amianto incapsulato” dichiara al Tgr Lazio Mariano Sigismondi, capo del Dipartimento Prevenzione della Asl Roma 6. “Si dovrà valutare l’effetto del calore su questa sostanza - continua -. Al momento non abbiamo elementi che possano destare delle preoccupazioni, almeno a livello acuto. Cioè nell’immediatezza”.

Per quanto riguarda le responsabilità del disastro ambientale la Procura di Velletri punta il dito su quanti avrebbero dovuto controllare la situazione e non l’hanno fatto. Come l’immondizia accumulata al di fuori dello stabilimento Eco X, visibile anche durante le operazioni di spegnimento, o il corretto smaltimento dell’amianto di cui era foderata la copertura della struttura.

Cosa è stato fatto dopo l’esposto denuncia del 3 novembre scorso inoltrato dal Comitato di Quartiere Castagnetta - Cinque Poderi? Il Comune avrebbe richiesto, attraverso la sezione Polizia Ambientale della polizia locale, un sopralluogo al Noe, il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, e alla Asl Roma 6 per verificare quanto denunciato dalla gente.

Ma cosa sarebbe emerso dalle ispezioni fatte? I rapporti (eventuali) sono finiti sul tavolo dei magistrati? Il comune pontino, come il Codacons, ha già annunciato che, in caso si individuassero delle responsabilità, si costituirà parte civile.

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