
C'è una pattuglia di irriducibili asserragliati nella foresta della politica e dell'informazione che ancora credono che Giuseppe Conte da un momento all'altro possa tornare al comando del Paese e che Mario Draghi sia solo una parentesi nel luminoso percorso dell'avvocato condottiero. Al punto da ritenere l'attuale inquilino di Palazzo Chigi un banale sosia: «Draghi dice le stesse cose di Conte», «Draghi ha fatto le stesse cose che avrebbe fatto Conte», «Draghi è in continuità con i progetti di Conte», sono le esternazioni che vanno per la maggiore tra i nostalgici del fu premier, per loro momentaneamente reincarnato nel corpo dell'ex governatore della Banca Europea.
Questi adepti del Contismo religione basata sull'antico comandamento «con Lega o Pd purchè se magna» - attendono solo la resurrezione del loro dio per cacciare dal tempio l'intruso. Ma qui i giorni passano e non solo il sepolcro non si apre, ma una dopo l'altra si smascherano le menzogne su cui era stata costruita la loro chiesa, che tanti fedeli aveva illuso e gabbato. L'evangelista Marco Travaglio è addirittura commovente nel ricordare ogni giorno che «quando c'era lui» le cose sì che funzionavano, mentre ora è tutto un casino o un copia e incolla del verbo.
Da oggi la sua narrazione avrà una freccia in più all'arco: «Draghi ci chiude in casa come Conte, che bisogno c'era di cambiare il governo?». La risposta è banale: Conte non ha saputo né aprire né chiudere, lasciandoci tutti in un limbo infettato e infettante, certificato dal bollettino quotidiano di morti e malati; Conte non è stato capace, nonostante i tanti mesi avuti a disposizione, di preparare un piano vaccinale degno di questo nome; Conte, come si è dimostrato, non godeva più della fiducia e della stima degli alleati; e infine Conte si era circondato di una compagnia di giro poco raccomandabile (vedi inchieste sulle mascherine).
Gli italiani hanno ancora una piccola scorta di pazienza, di accettazione e di fiducia. Ma sono abbondantemente in riserva e non era possibile consumarla girando a vuoto.
Conte è il passato e per fortuna non tornerà, con buona pace dei suoi seguaci che già lo vedevano a capo di una grande coalizione giallorossa che in realtà non è mai esistita né potrebbe esistere, a maggior ragione dopo la repentina uscita di scena di Zingaretti.
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