Arrivano i primi casi di "influenza australiana": cos'è e cosa succederà

Influenza stagionale e Sars-CoV-2: le due infezioni a "braccetto" nei prossimi mesi ma la situazione è ampiamente sotto controllo. Ecco cosa potrà succedere

Arrivano i primi casi di "influenza australiana": cos'è e cosa succederà

L'ormai elevato tracciamento che abbiamo raggiunto dopo tre anni di Covid ha consentito di scovare anche i primissimi casi di influenza stagionale nel nostro Paese: quattro in totale, tutti al Nord tra Genova e Bologna. Si chiama australiana non perché sia una nuova malattia ma per indicare, semplicemente, la provenienza (che è la stessa ogni anno). L'emisfero australe sta per uscire dall'inverno e i virus stagionali si sviluppano laggiù prima di diffondersi, gradualmente, verso l'emisfero boreale.

Cos'è la "Twindemic"

Il virus influenzale, l'H3N2 di tipo A, si andrà inevitabilmente a sovrapporre con quel che resta del Covid, ossia Omicron 5 o Centaurus (lo scopriremo nelle prossime settimane): la "sovrapposizione" tra le due infezioni viene chiamata dagli esperti "Twindemic", letteralmente epidemia gemella. Perché è chiamata così? Ci si può arrivare a intuito e il nome fa ben sperare: gemella, perché Omicron somiglia sempre di più a una normale influenza grazie ai vaccini a Rna, alla campagna di vaccinazione di massa e all'immunità di gregge. Anche se la paorla twin in inglese significa gemello, gli esperti invitano a non abbassare la guarda e mettere in sicurezza la popolazione a iniziare dai fragili.

Cosa può succedere

Le rassicurazioni sono tante: l'impatto è atteso da "basso a moderato", i più esposti sarebbero gli adolescenti e gli anziani, come ogni anno. Quest'anno, però, l'unica differenza con le due annate precedenti nelle quali si sono registrati pochissimi contagi, potrebbe essere un aumento della malattia influenzale ai tempi pre Covid. Questo non vuol dire che il virus stagionale sarà più aggressivo ma che, semplicemente, abbandonando mascherine e sicurezza interpersonale, ci si contagerà di più. Allarmismi, per adesso, sono da evitare: quel che si sa è che la diffusione avverrà in pieno autunno, a partire da novembre e che la profilassi della vaccinazione potrebbe essere anticipata a ottobre.

"Stessi sintomi di sempre"

I sintomi influenzali rimangono quelli di ogni anno. "La vera influenza continua a riconoscersi per tre aspetti: inizio brusco della febbre, almeno un sintomo generale e uno respiratorio - afferma a Repubblica Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene all'Università Statale di Milano e direttore sanitario dell'Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi - Lasciando da parte il Covid-19, i rimanenti casi di malattie diffusive sono legati a virus respiratori, parainfluenzali e a uno spettro ampio di patogeni". I casi registrati adesso in Italia sono soltanto sporadici, non c'è ancora alcuna possibilità che possa iniziare, così presto, l'epidemia. "In autunno prevalgono infatti le forme simil influenzali. La vera influenza si scatena quando il freddo è intenso e prolungato: quasi mai prima di novembre", conclude.

A chi è consigliata la vaccinazione

Come detto, se i vaccini anti-Omicron saranno disponibili da domani, quando sarà il momento è bene che gli over 60 si mettano in sicurezza

con la vaccinazione antinfluenzale così come le fasce più piccole della popolazione (6 mesi-6 anni). Per gli over 65, poi, sarà possibile farsi somministrare anche il vaccino adiuvato contro più ceppi dello stesso virus.

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