L'Ue fa sparire il #MadeInItaly con vino annacquato e insetti

La proposta dell'Ue di "annacquare" il vino fa discutere e rischia di calpestare secoli di storia e cultura europea in nome del profitto, della sostenibilità ambientale e del politicamente corretto

L'Ue fa sparire il #MadeInItaly con vino annacquato e insetti

"C’hai messo l’acqua e nun te pagamo", cantava Gabriella Ferri intonando una delle più celebri canzoni romane. Eppure nei giorni scorsi dai vertici europei, impegnati nella riforma della Politica Agricola Comune, è arrivato il via libera ad "annacquare" il vino. Non solo quello da tavola, ma anche quello Igp. Sì, anche quei prodotti di eccellenza che danno lustro al nostro Paese in tutto il mondo. Insomma, altro che "in vino veritas", come dicevano i latini. In nome della difesa della salute dei cittadini, dell’ambiente e della sostenibilità, da Bruxelles sono pronti a ribaltare storia e tradizione, fino a consentire, per usare le parole della Coldiretti, "un inganno legalizzato per i consumatori".

Consumatori che si ritroveranno a sorseggiare bicchieri di Chianti, Barolo o Verdicchio dealcolati e allungati con il vecchio trucco che usava l’oste cantato da Gabriella Ferri per risparmiare. La decisione finale spetterà ai vari consorzi. Ma non è detto che le grandi aziende del settore non decidano di aderire, per ragioni puramente commerciali. Tra queste non c'è solo quella di offrire un’alternativa al consumatore, per esempio i giovani o chi non può bere alcolici per motivi di salute, ma anche espandersi in quei mercati in cui è proibito consumare alcolici.

Del resto già è successo in passato quando proprio dall’Ue è arrivato il lasciapassare per chiamare vino i prodotti ottenuti dalla fermentazione della frutta. Poco importa se nel vino, dalla notte dei tempi, deve esserci l’uva e basta. Pensate che pure la Messa - se sulla sacra mensa arrivasse un vino adulterato - sarebbe invalida. E invece sull’altare del profitto e del politically correct gli eurocrati sono pronti a sacrificare un nome che racchiude secoli di cultura e tradizione. Il punto è che un vino Igp non può chiamarsi "vino" se dentro c’è l’acqua.

Ma questo è solo l’ultimo attacco alle eccellenze dell’agroalimentare italiano. Dal Nutriscore - che premia i prodotti sintetici con basso contenuto di zuccheri, sale e grassi - al "nuoce gravemente alla salute" che potrebbe comparire sulle etichette dei vini per scoraggiare l’assunzione di alcol, alle politiche per abbattere il consumo di carne rossa e salumi, considerati cancerogeni, la strategia salutista e sostenibile dell’Ue sembra puntare a sostituire, o perlomeno ad integrare, la dieta mediterranea, patrimonio dell’Unesco, con i cibi a base di insetti essiccati.

Nutrienti, proteici e con un basso impatto sull’ambiente, per la gioia di multinazionali e "gretini". E i piccoli grandi produttori nostrani, custodi di tradizioni millenarie, sono lasciati da parte. A farsene una ragione.

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