"Io, nuovo schiavo italiano: lavoro per 50 centesimi l'ora"

Andrea Sciurti, 36 anni, si ritrova a lavorare per 50 euro a settimana in un Lido in Puglia. Dove lo fanno dormire in una "topaia"

"Io, nuovo schiavo italiano: lavoro per 50 centesimi l'ora"

"Questo per me si chiama sfruttamento. Anzi: schiavitù e sfruttamento. La mia non è più vita. Non posso andare avanti così". Le parole di Andrea sono rotte dalla fatica di un lavoro che immaginava duro ma che in poco tempo si è trasformato in un inferno. "Faccio il guardiano nel Lido Turrisi di San Cataldo, vicino Lecce. Lavoro 14-15 ore al dì, sette giorni su sette, per soli 50 euro a settimana". Appena 7 euro al giorno. Cioè la miseria di 50 centesimi l'ora. Ovviamente in nero.

A 36 anni Andrea Sciurti continua a saltare da un mestiere all'altro. La crisi, la disoccupazione e le difficoltà del Sud lo hanno iscritto di diritto nell'elenco di chi si arrabatta quotidianamente per tirare a campare. "Accetto tutte le proposte - si ripete - la voglia ce l'ho". A mancare sono le opportunità. La madre incassa solo la pensione minima da 545 euro al mese, la sorella è disoccupata e vivono tutti insieme in una casa popolare in Salento. "Quando mamma morirà finiremo alla Caritas, oppure in mezzo a una strada", sussurra lui dolcemente. Nella sua vita ha imparato la maggior parte di quei lavori "che gli italiani non vogliono più fare": imbianchino, custode, magazziniere, badante, operatore ecologico e giardiniere. Tutto e il contrario di tutto, con l'unico scopo di sbarcare il lunario. L'ultimo inverno l'ha passato in Germania in un ristorante: "Anche all'estero ho trovato le fregature. Non ho mai superato i 400 euro di stipendio. Mi sfruttavano, ma almeno avevo una stanza decente e un letto comodo".

Un lusso, vista l'esperienza vissuta in questi ultimi due mesi in Italia. "Sono tornato a casa a marzo. Un giorno ho preso la circolare per San Cataldo e ho chiesto agli stabilimenti se avessero un posto da offrirmi". Tutti pieni, tranne il "Lido Turrisi". "Loro mi hanno detto di sì: ero molto contento, ma non sapevo quale fregatura ci fosse sotto". Primo giorno di lavoro il 22 giugno. Quando ci racconta la sua esperienza, Andrea è regolarmente di turno: "Ero partito come guardiano notturno - spiega - e invece sono finito a fare di tutto: pitturo, apro e chiudo gli ombrelloni, pulisco la spiaggia, le cabine e butto la spazzatura". La paga è irrisoria: "Prendo 50 euro a settimana che mi consegna il bagnino". L'orario massacrante: "Doveva essere dalle 22 alle 7 di mattina. Invece inizio alle sette di sera fino alle 9.30 dell'indomani mattina". Non ci credete? Ci fa leggere un sms ricevuto da Giacomo (il bagnino): "Ciao, ha detto Alessandra (la barista, NdR) se puoi venire alle 7" di sera. Ed ecco che un turno normale diventa di 14 ore. Senza aumenti in "busta paga".

Andrea ci tiene a ribadirlo: "Questo è sfruttamento e schiavitù". Lo ripete più volte, come a voler cristallizzare il concetto sulla roccia. Teme che altri possano cadere nello stesso tranello. "All'inizio pensavo fosse tutto rosa e fiori, poi però mi hanno fatto vedere la stanza...". Ecco il punto dolente. L'accordo infatti prevede che il guardiano abbia a disposizione un alloggio notturno gratuito nel Lido. Nessun hotel 5 stelle, anzi: le foto (guarda) dello scantinato che gli spetta lasciano di stucco. "Fa schifo - lamenta il giovane - mi sembra una topaia: il letto è spaccato e il materasso rotto. Alla fine lo metto in terra e dormo lì, mentre le formiche e le zanzare mi mangiano". Una sudicia tana. I video (guarda) parlano chiaro: un tavolo di plastica, la branda appena sollevata da terra, il lavandino sporco e il water inagibile, pieno di escrementi rimasti lì a galleggiare. "Se devo fare i miei bisogni, vado nei bagni usati dai clienti durante il giorno. Nel mio neppure le bestie ci andrebbero". Un vero "inferno" durato due mesi: "La sporcizia me la sento sulla pelle, mi sveglio con dolori alla spalla. Vivo peggio dei barboni: sono arrivato qui che ero sano e ho paura di ripartire malato".

Ma quei 50 euro a settimana sono sempre meglio di un pugno di mosche. Così fino ad oggi Andrea non ha mai osato protestare. Difficile capire cosa l'abbia spinto ad accettare un impiego a queste condizioni. "A casa arriviamo a fine mese mangiando pane, latte e pasta", spiega. La povertà abbatte le ambizioni e si finisce con l'accettare il peggio. Pure cinquanta centesimi l'ora. "Pensavo che col tempo le cose si sarebbero aggiustate. Mi ero detto: pian piano aumenterà (la paga, ndr). Ma ho visto sempre 50 euro". Nessun contratto, nessuna garanzia. E gli ispettori? "Una volta vennero a fare dei controlli, ma loro mi dissero di far finta di passeggiare come un villeggiante".

Andrea a San Cataldo è una sorta di fantasma. Anche nello stabilimento. Antonio Conte, che al telefono si qualifica come proprietario del Lido Turrisi, nega infatti di aver mai assunto un custode. Eppure alcuni video mostrano il 36enne entrare di notte, aprire lucchetti e mostrare la sua "camera". "Ho le chiavi dei bagni, dello spogliatoio con gli attrezzi e quelle dell'entrata della struttura", dice passando di fronte al muro con la scritta "Lido Turrisi". Non solo. In una telefonata registrata si sente il "signor Antonio" parlare con Andrea: "Volevo avvertirla che i 50 euro della settimana me li ha dati ieri il bagnino", spiega il custode. "Va bene, d'accordo", risponde Antonio. E il contratto? I diritti? La giusta paga? Anche su questi punti il titolare glissa: "Da noi non lavora nessun guardiano - afferma al telefono - non sono al corrente di queste cose. Non so neppure di chi stiamo parlando". Poi chiude bruscamente la chiamata.

Il giorno stesso in cui abbiamo chiesto delucidazioni al lido, era l'11 agosto, Andrea si è normalmente

presentato al lavoro. Ma è stato respinto: "Mi hanno detto di aver avuto problemi e che non potevo più andare". Anche questa è l'Italia: "Sapevo già facesse schifo, ma ora mi fa pena. A volte mi vergogno di essere italiano".

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