"I soldati del califfato hanno attaccato una base militare dove sono posizionati elementi dell'esercito maliano appostata nel villaggio dell'Indelimane, nella regione di Menaka, con diversi tipi di armi". Con questa dichiarazione, firmata 'Provincia Africa Occidentale', l'Isis ha rivendicato l'attacco militare con 49 morti contro la base militare in Mali. Si tratta di uno degli scontri più sanguinosi dopo l'invasione jihadista nel Paese dal 2012.
Il comunicato è stato trasmesso attorno alle ore 21 di questa sera, sabato 2 novembre, mediante Telegram. Il gruppo jihadista dello Stato islamico ha così rivelato la paternità dell'attacco terroristico contro una posizione militare a Indelimane, nell'area di Menaka, vicino al confine con il Niger di questa mattina. Tra i morti, c'è anche un soldato francese, colpito da un ordigno esplosivo. Il soldato è incappato nell'esplosione di una mina al passaggio del suo veicolo blindato rimanendone ucciso. Lo ha reso noto l'Eliseo attraverso una nota ufficiale. Il presidente Emmanuel Macron ha elogiato il "sacrificio" del militare ed ha espresso "i suoi pensieri ai compagni impegnati nelle operazioni nel Sahel".
"L'Unione Europea è al fianco del governo e del popolo maliano per contrastare questa violenza grave. Noi continuiamo a dare il nostro sostegno al Mali per permettere al Paese di ristabilire la piena autorità dello Stato su tutto il suo territorio, assicurare il suo sviluppo e la prosperità dei suoi cittadini". Così. un portavoce dell'Alto, Federica Mogherini, rappresentante per la politica estera, ha commentato l'attentato a Indelimane, che ha causato la morte di 53 soldati maliani e di un civile. "La stabilità del Mali - conclude la nota - e più in generale del Sahel è una priorità per l'Ue come per i nostri partner africani".
Precedentemente, i terroristi avevano già colpito l’esercito maliano. Le vittime sono state 40 nei due precedenti attacchi che si sono consumati tra il 30 settembre e l’1 ottobre. Durante quell'attentato, i gruppi jihadisti colpirono le truppe maliane vicino al Burkina Faso. Anche in quella occasione, si registrarono “feriti e danni materiali“.
Il nord del Mali era caduto nel marzo-aprile 2012 sotto le spoglie di gruppi jihadisti legati ad Al Qaeda, a causa della sconfitta dell’esercito contro il gruppo tuareg che guidava la ribellione. I jihadisti furono poi in larga parte cacciati o dispersi dal territorio maliano a seguito di un intervento militare della Francia avviato nel 2013 e che tutt'ora continua.
Cionostante la violenza del califfato non solo ha resisistito, ma si è diffusa a macchia d'olio al nord del Mali, sconfinando nei vicini Stati del Burkina Faso e Niger, trovando spesso terreno fertile nei luoghi devastati dalle guerriglie locali tra extracomunitari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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