Il rapimento degli italiani in Libia può essere una richiesta di scambio con degli scafisti detenuti? "Non credo che possiamo escludere una pista, ma facciamo lavorare chi ha titolo a farlo e a farlo nel silenzio": lo ha detto Angelino Alfano a Skytg24. "Nessuno può dire se il rapimento possa essere attribuito" alla lotta agli scafisti. "L’Italia sta pagando un conto molto salato all’instabilità della Libia. Gheddafi comunque dava una stabilità non voglio dare giudizi ma era così. Poi quel regime è stato destabilizzato, e noi non vogliamo continuare a pagare il conto all’inerzia della comunità internazionale. Non si riesce a risolvere il problema e quel lavoro lasciato a metà porta l’Italia a pagare un secondo costo".
E a lanciare l'allarme sugli scafisti era stato, solo ieri, l'ambasciatore libico a Roma: "La Libia è la base di partenza degli scafisti. Gli inquirenti in Libia occidentale che indagano sul sequestro dei quattro italiani rapiti a Mellitah sospettano che dietro il rapimento ci siano motivazioni criminali e che uno o più trafficanti di esseri umani abbia agito per rappresaglia contro la missione che punta ad individuare le navi che salpano dalla Libia per l’Europa". E sempre sulle parole del minsitro è arrivata una precisazione dal Viminale: "Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, non ha escluso alcuna pista riguardo al sequestro dei quattro italiani in Libia: l’unica cosa esclusa è che si tratti con gli scafisti".
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