Le mani. Le mani strette. Le mani giunte. Le mani che stringono altre mani. Le mani parlano e raccontano, anche se intorno c'è solo silenzio. Quarant'anni di amicizia: Silvio Berlusconi va a trovare Ennio Doris nel giorno del congedo. Entra nella camera ardente e tutte le parole che non può dire, tutte le emozioni e i ricordi sono incisi nelle mani che tiene serrate, come se avesse paura di perdere anche un solo frammento della memoria di quella storia, così personale ma anche, in qualche modo, patrimonio del Paese. Con lui ci sono il figlio Pier Silvio e la compagna, la deputata Marta Fascina.
Chissà, forse il Cavaliere ripensa a quel primo incontro, casuale, avvenuto a Portofino nel 1981. Lui era già famoso, Doris pensava in grande ma i suoi erano soltanto sogni, ma quella gita con la moglie Lina fu il biglietto della lotteria. La fiaba diventó realtà. Chissà. Siamo a Basiglio, ricco hinterland milanese dove il patron di Mediolanum abitava, e sullo schermo, nella cornice di Palazzo Archimede, scorrono le immagini di quell'esistenza straordinaria e di quel sodalizio vincente. Un'epopea e un capitolo del miracolo italiano.
C'è poco da aggiungere e le mani del Cavaliere si aprono in un gesto di incredulità: l'ex premier si ferma davanti alla bara e si affaccia sul grande mistero, ai confini fra la vita e l'aldilà. Fa il segno della croce, prega, ora è davanti ai figli Massimo e Sara, la seconda generazione, e al presidente di Mediolanum, Giovanni Pirovano. Parla ed è un colloquio fra di loro, ma dev'essere un tributo all'uomo che ha lasciato una traccia così nitida e un incoraggiamento ad andare avanti. A proseguire, senza perdersi nello specchietto retrovisore dei paragoni e dei rimpianti. Lina non c'è ma Berlusconi si è intrattenuto con lei a lungo nel pomeriggio, annullando il viaggio a Strasburgo, e probabilmente la rivedrà domani a Tombolo, in provincia di Padova, per i funerali.
Raccontava Doris che in quel primo meeting a Portofino, Berlusconi gli aveva posto tre domande, mentre lui spiegava i suoi progetti, e lui aveva capito che il Cavaliere era più avanti, ne sapeva più di lui. Modestia e un pizzico di sana autoironia.
Quelle schegge del passato rischiano di diventare retorica, ma sono la chiave di violino di una narrazione positiva che non si è mai interrotta. Le mani cercano altre mani. La camera ardente è satura di affetto e commozione. I padri e i figli si sostengono a vicenda e si capisce che il dolore ha cementato la famiglia del patriarca che non c'è più e non ha spezzato quei legami così solidi. Business ma anche sentimenti profondi di stima e gratitudine reciproca. Quando nel 1982 ad Arcore nacque Programma Italia, la «madre» di Mediolanum, ci volle un attimo per raggiungere l'accordo. Doris disse solo: «Facciamo una società al 50 per cento». Non ci fu bisogno di altro. Si strinsero le mani. Oggi le mani scrivono l'ultimo atto di quella vicenda e segnano il passaggio del testimone È una consegna simbolica, perché tutto era già avvenuto negli anni scorsi. Pochi minuti concentrano tutta quella gamma di sensazioni che affiorano come spilli alla rinfusa e che è impossibile catalogare, perché la vita va oltre tutte le classificazioni e i tentativi di incasellarla da qualche parte. L'ex premier va verso l'uscita. Lo salutano, scattano qualche foto. Le mani sono di nuovo composte. E trasmettono forza, fierezza, e insieme lo sgomento davanti a quel che è accaduto.
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