L’alga aliena invade il Mediterraneo, ma serve a combattere il tumore

Gli effetti della “caulerpa cylindracea” studiati sui saraghi

L’alga aliena invade il Mediterraneo, ma serve a combattere il tumore

Prima l’allarme, poi la speranza. L’alga “aliena” che infesta il Mediterraneo servirebbe a combattere il cancro. La scoperta viene da Lecce, in particolare dai laboratori di biochimica, di zoologia e di biologia marina dell’Università del Salento. Un gruppo di studiosi da anni alla ricerca del segreto per sconfiggere il tumore ha messo gli occhi sui fondali del Mar Mediterraneo, trovando una risposta.

La risposta si chiama alga “aliena”, scientificamente il suo nome è caulerpa cylindracea: infesta da qualche anno le acque del Mediterrano pur essendo originaria delle coste sudoccidentali dell’Australia. Si pensa possa essere giunta sin qui trasportata dalle acque di zavorra delle navi provenienti dall’Oceano Indiano.

Dagli studi effettuati sul vegetale è venuto fuori che la sua presenza nel Mediterraneo ha modificato le abitudini alimentari della fauna marina di pregio, peggiorandone la loro qualità. Una vera e propria evoluzione, non proproprio confortante, che ha inciso soprattutto sui pesci del genere dei saraghi.

Cosa c'entra, penserete? Bene, i ricercatori, studiando il peggioramento della qualità della carne di questo tipo di pesce, diventato ghiotto di alga “alinea” al punto di cambiare le abitudini alimentari, hanno notato che i metaboliti dell’alga, attraverso il loro meccanismo molecolare, compromettono la funzionalità cellulare dei saraghi. Da qui l’idea che l’utilizzo di molecole estratte dalla Caulerpa in campo farmacologico possa fermare le cellule maligne del cancro. Un metabolita dell’alga, la caulerpina, quindi, potrebbe essere un farmaco alla base della chemioterapia.

Il progetto di ricerca è in collaborazione con l’Università Federico II, il Cnr di Pozzuoli e la Stazione

Zoologica Anton Dohrn di Napoli.

Un netto passo avanti per la ricerca e la medicina nucleare viene così dai fondali marini del Sud Italia sempre più simili a quelli dei mari tropicali per via del riscaldamento climatico globale.

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