Viene dal Sud Italia il pomodoro emblema della dieta mediterranea. Associato agli spaghetti e alle foglie di basilico è la bandiera della tavola italiana. Già, un orgoglio del Paese che, però, con l’apertura del mercato nazionale alle importazioni estere entra in crisi. I prodotti dal Nord Africa o da altri paesi europei mettono in ginocchio, più di quanto già non lo sia, anche questo pezzo strategico del comparto agricolo.
I problemi nascono anche nel mercato interno europeo. In Spagna, ad esempio, usano prodotti chimici che in Italia sono vietati. “Nel nostro paese ci sono regole molto rigide nel settore ” dichiara a IlGiornale.it, Luigi Zecca, direttore dell’organizzazione di produttori “San Rocco”, una realtà importante presente in Puglia, a Leverano, in provincia di Lecce. Una cooperativa che unisce circa 250 associati e lavora nel settore da più di trent’anni (guarda il video).
Circa trecento ettari di colture protette, piantate nelle serre con coltivazione biologica. “Usiamo i bombi al posto dei prodotti chimici per l’impollinazione naturale” aggiunge Zecca. I bombi, ricordano le api e raccolgono il nettare ed il polline per nutrire i loro piccoli. Nelle serre ci sono, quindi, delle scatole sospese che fungono da alveari per l’attività degli insetti.
Una coltivazione integrata in un ambiente protetto per la salute di chi lavora, dei consumatori e dell’ambiente. Questo tipo di colture hanno un basso impatto ambientale con la fertilizzazione e la mineralizzazione del terreno con concime naturale.
La filiera dal produttore al consumatore è nel pieno rispetto delle regole. Come “San Rocco”, tante le realtà italiane che producono pomodori secondo i criteri stabiliti dalla legge con i grandi vantaggi del cosiddetto “chilometro zero”.
Come ha dichiarato, circa un mese fa a IlGiornale.
it, Marco Nicastro, presidente nazionale della federazione del “prodotto pomodoro da industria”, a proposito dell’ “invasione” dal Marocco: “Le agevolazioni accordate dall’Unione Europea per l’importazione di prodotti che fanno concorrenza sleale a quelle nazionali” producono effetti negativi sui pomodori nostrani.Perché, allora, continuare con queste politiche di apertura che penalizzano il prodotto italiano di qualità (non è solo il caso del pomodoro)?
All’Europa l’ardua sentenza.
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