Oggi inauguriamo una nuova iniziativa del Giornale. Si chiama "Il laboratorio delle idee", avrà cadenza fissa (settimanale) ma limitata nel tempo (non andrà avanti all'infinito). Vuole essere il nostro modesto ma deciso contributo alla ridefinizione del patrimonio culturale di un centrodestra capace di incidere nella realtà politica. Gli articoli non sono legati all'agenda parlamentare e istituzionale dei prossimi mesi, molto vivace a causa del referendum e del suo esito. Tuttavia sono legati a quella che potrebbe essere l'identità dello schieramento liberale del futuro, capace di essere maggioranza. Proveremo ad affrontare grandi temi affidandoli a grandi firme ed esperti.
Cominciamo con un tema sollevato di recente: la cultura di ispirazione liberal-cristiana come alternativa al progressismo. Un filone dalla tradizione ricchissima anche in Italia, come illustra uno dei suoi esponenti più importanti, il filosofo Dario Antiseri. Vogliamo poi proporre alcune questioni che gli intellettuali di area liberale non hanno affrontato con la necessaria chiarezza anche perché sono questioni epocali, e chi dice di avere la verità in tasca è soltanto un imbonitore. Parleremo quindi di immigrazione, tra libertà di movimento e necessità di non esserne travolti; di integrazione, tra libertà di coltivare le proprie tradizioni, rivendicata dagli immigrati, e la necessità di conservare le nostre; delle sfide inedite poste dalla globalizzazione: quali sono i confini dell'intervento statale in un mondo in cui alcune nazioni difendono la propria economia anche a colpi di investimenti pubblici?
Per essere concreti: si possono lasciare fallire le banche oppure no? C'è poi la Rete. Cosa sono, in termini culturali e giuridici, colossi come Facebook e Google? Cosa comporta l'espansione dell'universo digitale nel campo della privacy e dei monopoli? Rifletteremo sulla sharing economy, l'economia condivisa, fatta, ad esempio, di app per lo scambio di servizi: si può considerare un superamento della proprietà privata? E ancora, proveremo a tracciare il ritratto di un ambientalismo non schiacciato sulle posizioni «bene-comuniste».
Ipotizzeremo una diversa tutela del patrimonio artistico, che lasci ampio spazio ai privati. Esporremo il nostro punto di vista sulla libertà d'istruzione, sull'Europa, sul servizio pubblico in tv. I liberali coltivano il dubbio, quindi non abbiamo soluzioni facili a problemi difficili. Ma qualche idea, sì.
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