Dopo la scarcerazione per fine pena è cominciata una nuova vita per Giovanni Brusca, il mafioso diventato famoso per aver fatto esplodere la bomba di Capaci che ha ucciso il giudice Giovanni Falcone e la sua scorta. Il collaboratore di giustizia adesso dovrà voltare pagina, dopo aver chiuso i conti con la giustizia. L’uscita dal carcere era prevista per il prossimo autunno, ma gli ultimi calcoli hanno fatto sì che ci fosse un’accelerata decisiva. Adesso Brusca dovrà sottostare a un periodo di libertà vigilata, con obbligo di firma settimanale, orari controllati e pernottamento fisso. Tutto ciò avverrà in un luogo sconosciuto, in modo che possa essere garantita la sua sicurezza. Avrà una nuova identità e un lavoro che possa integrare l’assegno previsto dal programma di protezione.
La mafia non ha certo dimenticato la scelta dell’ex mafioso di testimoniare contro i “corleonesi” e ora è considerato un bersaglio di Cosa nostra. Brusca stesso ne è consapevole, conoscendo le regole della malavita organizzata. Possibili vendette sono all’ordine del giorno, per questo ci sarà massima cautela nell’occultarlo da parte dello Stato. Come ex uomo d’onore, che ha tradito il patto mafioso, è condannato a morte dai suoi ex sodali. Eppure, il suo “pentimento” è avvenuto già da molti anni, nel 1996, quando comincio a depositare le prime dichiarazioni davanti ai magistrati, consapevole che ma mafia potesse ucciderlo da un momento all’altro, com’era accaduto in precedenza per altri boss.
Brusca, con le sue rivelazioni, ha fatto condannare centinaia di persone in cambio di protezione e sconti di pena. Un ergastolo trasformato in trent’anni di carcere (poi diventati venticinque), terminati proprio in questo periodo. Ora, per il boss una vita libera in una località top secret, un nuovo passaporto e l’indennità di mantenimento. Intanto, per quattro anni, dovrà ancora rispettare il regime di libertà vigilata e, probabilmente, l'obbligo di dimora nel luogo segreto dove adesso risiede. Il patto con lo Stato è che non dovrà ritornare a delinquere e non potrà violare le regole previste dal programma di protezione. Su quanto prenderà di indennità Brusca non ci sono notizie precise. Come riporta il Corriere della Sera, in genere lo “stipendio” per i collaboratori di giustizia varia tra i mille e i mille e 500 euro al mese. Ai quali vanno aggiunti altri 500 euro per ogni familiare a carico.
Ma lo Stato, paga al boss anche l'affitto, le spese mediche e, nel programma di protezione, possono essere inclusi altri benefit. Strumenti che dovrebbero servire al collaboratore di giustizia, che oramai ha 63 anni, a reinserirsi nella società.
A quanto pare, il boss vivrà da solo essendosi separato dalla moglie, sposata in carcere nel 2002, alcuni anni fa. Il figlio, nato dall' unione della coppia prima dell'arresto, è oramai adulto e autonomo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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