Criticavano il decreto sicurezza ma ora danno ragione a Salvini

Da un lato il governo vorrebbe mettere in discussione il decreto sicurezza, in cui tra le altre cose si istituiscono aree rosse nei contesti più degradati, dall'altro però il ministro dell'interno Lamorgese chiede ai prefetti maggiore attenzione sui fenomeni di spaccio e prostituzione

Criticavano il decreto sicurezza ma ora danno ragione a Salvini

Il problema della sicurezza non riguarda certamente solo quello dell’arrivo irregolare di migranti all’interno del nostro territorio.

Dallo spaccio di droga alla prostituzione, passando per il degrado sempre più marcato in specifici contesti urbani, soprattutto nelle grandi città: il tema, da questo punto di vista, abbraccia una vasta gamma di elementi che però, fino ad oggi, non hanno trovato spazio nell’azione del governo Conte II.

Almeno fino alle scorse ore, quando dal Viminale il ministro dell’interno Luciana Lamorgese ha emanato una nota in cui viene chiesto ai prefetti di tutta Italia di vigilare sulle aree degradate. Ma, all’interno del documento emanato dal ministro, non mancano contraddizioni.

A partire dal fatto che, nelle parole della Lamorgese, è ben presente il richiamo proprio a specifiche aree soprattutto delle grandi città: “Occorre dare maggiore impulso all'azione di vigilanza del territorio – si legge nella nota emanata dal Viminale – con specifico riferimento alle aree cittadine maggiormente esposte alle attività di spaccio di sostanze stupefacenti ed ai correlati stazionamenti di soggetti, specie in zone degradate”.

Specifico riferimento su determinate aree dunque, che non vengono chiamate “rosse” soltanto perché il nuovo governo vorrebbe smontare le norme del precedente esecutivo in cui, all’interno del cosiddetto “decreto sicurezza bis”, sono state individuate per l’appunto specifiche zone rosse. E la contraddizione è insita proprio in questo passaggio: da un lato, sia come opposizione che come maggioranza, una parte dell’attuale governo ha sempre denigrato l’individuazione delle zone rosse, dall’altro però si chiede un monitoraggio costante su di esse.

E quel termine monitoraggio poi, ritorna spesso e volentieri quando si fa riferimento al nuovo ministro dell’interno. Quando era lei prefetto a Milano, Luciana Lamorgese è stata soprannominata non a caso “Lady Monitoraggio”: la sua azione è sempre stata all’insegna di una continua vigilanza, di una continua osservazione dei fenomeni, senza però andare ad incidere sulle soluzioni.

Ed anche in questa occasione, monitoraggio è l’unico termine ad essere emerso: “Le misure di prevenzione – continua infatti la nota – saranno oggetto di periodico monitoraggio al fine di valutarne l' impatto e disporne l' eventuale implementazione, tenuto conto delle caratteristiche delle singole aree cittadine di intervento e del loro livello di esposizione ai fenomeni criminali”.

In poche parole, ad essere invocata è una maggiore attenzione ed una determinata vigilanza sui territori, ma al momento non sono state poste in essere azioni specifiche di contrasto al degrado ed alla criminalità comune, la quale in certe zone del paese più volte è sembrata prendere il sopravvento.

La strada dunque è ancora molto lunga, sotto questo fronte. Del resto, come si legge su Avvenire, da quando si è insediato il nuovo governo ancora non si è provveduto all’assegnazione delle deleghe all’interno del Viminale sulle politiche antidroga.

Al di là di un generico

richiamo alla vigilanza, ancora non è quindi stato fatto nulla di concreto se non, per l’appunto, evocare lo smantellamento del decreto sicurezza e del concetto di aree rosse all’interno dei contesti urbani più degradati.

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