I numeri non sono più gli stessi di qualche anno fa, l’emergenza vera e propria sembra essere terminata e, sul fronte immigrazione, l’isola di Lampedusa appare meno proiettata sui riflettori. Ma questo non vuol dire che dalla vicina Tunisia e dal nord Africa non arrivi più nessuno.
Al contrario, sulla più grande delle Pelagie si registrano approdi di piccole imbarcazioni con pochi migranti a bordo, il problema però è che tali sbarchi avvengono in maniera piuttosto costante. Gommoni e barchini che a cadenza settimanale, ed a volte giornaliera, riescono a raggiungere le spiagge dell’isola emblema dell’emergenza immigrazione.
A sottolinearlo è il sindaco di Lampedusa, quel Totò Martello che nel 2017 sconfigge Giusy Nicolini diventando primo cittadino del comune che amministra le Pelagie. Il sindaco batte da parecchio tempo su questo tasto: quando è ancora di attualità il caso della Sea Watch, Martello offre il porto di Lampedusa come approdo in via provocatoria. “Qui si sbarca ogni giorno – dichiara infatti il primo cittadino – Nessuno ne parla, ma si continua ad arrivare e dunque per noi se sbarcano qui non cambia nulla”.
Nelle scorse ore il sindaco ritorna sulla questione in quanto sottolinea la chiusura, a partire dallo scorso 1 febbraio, del servizio di emergenza sbarchi nella locale guardia medica. "Questa decisione comporta una riduzione del personale – dichiara Martello – Con ripercussioni sia sull'erogazione dei servizi che per l'attività degli operatori che devono comunque assicurare assistenza 24 ore su 24 sia ai migranti che alla popolazione locale".
"Dal momento che a Lampedusa gli sbarchi continuano a esserci – continua il primo cittadino delle Pelagie, come si apprende da un lancio dell’AdnKronos – Anche se più piccoli ma frequenti, e spesso senza che abbiano risalto mediatico, non si comprende il motivo di questa decisione che crea inevitabili disagi”. Martello fa sapere, tra le altre cose, di aver scritto all’assessore alla Salute della regione siciliana, Ruggero Razza, per chiedere il ripristino del servizio.
Una circostanza, quella che riguarda la rimostranza del sindaco Martello sulla guardia medica, che mostra la situazione attuale. I lampedusani continuano a convivere con il fenomeno migratorio, il ridimensionamento del numero degli sbarchi non coincide con la fine totale dell’emergenza. La percezione, è che a Lampedusa in realtà si viva il disagio di vedere quasi quotidianamente sbarchi lungo le proprie coste senza che però, rispetto al passato, ci siano i riflettori puntati sull’isola. Il che corrisponde, di fatto, ad un sentirsi doppiamente abbandonati.
Anche perché gli ingressi a Lampedusa, pur se diminuiti e con approdi che vedono l’arrivo di barconi con non più di dieci migranti a bordo, sono sempre difficili da gestire. Chi arriva qui viene trasferito via aereo verso la Sicilia oppure con un traghetto verso Porto Empedocle. E tutto questo ha un costo, sia per i mezzi materialmente impiegati per i trasferimenti e sia perché la gestione dei migranti che approdano poi in Sicilia non è affatto semplice.
A questo, bisogna aggiungere anche il fatto che, finché si registra un numero di sbarchi tale da dover mantenere la situazione costantemente sotto controllo, a Lampedusa devono lavorare e pernottare membri delle forze dell’ordine.
L’isola delle Pelagie funge da “termometro” dell’emergenza immigrazione in Italia. Quando si accentua il numero degli sbarchi, è qui che la situazione rischia subito di precipitare. Allo stesso modo, quando tutto si attenua, a Lampedusa si torna a respirare. Attualmente, la fotografia del contesto lampedusano rispecchia fedelmente l’andamento del fenomeno a livello nazionale: sbarchi diminuiti, ma non del tutto azzerati.
Emergenza ridimensionata, ma non del tutto passata. Ed i lampedusani adesso, mentre i fari puntati sull’isola sono sempre di meno, chiedono di non essere dimenticati e di non dimenticare, a sua volta, questo lembo d’Africa che costituisce la porta d’ingresso d’Europa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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