"È stato il più cattivo dei quattro a tagliarmi l’orecchio, quello che parlava bene l’italiano, non ha avuto nessuna pietà, era molto arrabbiato, continuava a chiedere della cassaforte, diceva che loro sapevano tutto di noi. Vi uccido, vi uccido, continuava a dire. In mano aveva un coltello affilatissimo con la lama a mezzaluna e il manico di legno. Lo ricordo bene, purtroppo...".
A parlare è Niva Bazzan, la 70enne vittima insieme al marito della banda di rapinatori che la notte tra sabato e domenica le ha tagliato un pezzo di orecchio perché la coppia indicasse dove teneva la cassaforte, nonostante i due ripetessero di non averne una.
"Appena esco di qua, dico a mio marito di comprarci una cassaforte", dice ora la donna al Corriere, "Così se succederà un’altra volta, potrò indicarla subito ai banditi, senza passare più tutto quello che abbiamo passato... Malgrado continuassi a dire loro che la cassaforte non c’era, quello, il più cattivo, non voleva crederci e ci minacciava. Ma io e mio marito siamo solo due pensionati, in casa abbiamo pochi contanti, quando ci servono usiamo il bancomat. Più di dieci anni fa, poi, in nostra assenza ci rubarono in casa e portarono via il poco oro che avevo. Da allora compro solo bigiotteria".
Ma la banda di malviventi - un italiano e altri tre, forse dell'Est, che probabilmente hanno già compiuto almeno altre sei rapine simili - non hanno creduto possibile che i due, chirurgo e infermiera in pensione, non potessero avere una cassetta di sicurezza nella loro villa. Così hanno prima pestato l'uomo, poi con una roncola affilatissima hanno tagliato in parte il lobo della donna. "Io non ci volevo credere, dentro di me pensavo: questo è un film e noi ci siamo dentro, qui va a finire che ci ammazzano", ricorda ancora sotto choc Niva, "Più che rabbia, pero’, provavo dispiacere, sia per noi che per i quattro della banda, non riuscivo a spiegarmi perché tanta violenza inutile. Al momento del taglio però non mi sono accorta di niente, non ho provato dolore, soltanto dopo quando ho visto il sangue ho capito...".
Ma della cassaforte non c'era traccia. Così due dei malviventi hanno preso la macchina della donna per andare ad un bancomat a prelevare con le carte della coppia. Non sarebbero riusciti però a prendere nulla, ma potrebbero essere stati ripresi dalle telecamere di sicurezza della zona. Nel frattempo Carlo Martelli e la moglie sono rimasti con un rapinatore, mentre il quarto faceva da palo. "Mi è sembrato il più umano, ci ha tolto il nastro dalla bocca, ci ha fatto respirare", racconta ora la donna, "Quindi mi ha offerto un bicchiere d’acqua e si è messo a vedere le foto sul mio cellulare: l’ha colpito un’immagine di Dubai, non so perché, quando l’ha vista ha girato il cellulare verso di me. Io gli ho detto solo di non portarmelo via, che era tutto ciò che mi rimaneva, lui ha bofonchiato qualcosa, tipo: mi serve per fare luce. Poi comunque l’ho ritrovato per terra. Andando via, me l’aveva lasciato".
I due sono ancora ricoverati all'ospedale di Lanciano (Chieti), lei in terapia intensiva cardiologica, lui in chirurgia. Ieri mattina i medici li hanno fatti incontrare: "Ci siamo dati un bacino a fatica, inchinandoci un po’ lui è un po’ io, date le condizioni", ha raccontato Niva, "E ci siamo detti semplicemente: siamo vivi".
Illeso il figlio Stefano, disabile, che dormiva in un'altra stanza: "Almeno in questo hanno ascoltato le nostre suppliche", ha spiegato, "Mentre già avevano preso a pugni mio marito, abbiamo indicato loro la carrozzella di Stefano e li abbiamo pregati di lasciarlo in pace. Il loro obiettivo era la cassaforte".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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