Tutto avrebbe immaginato tranne che per una serie di rencensioni negative su TripAdvisor circa il resort in cui aveva soggiornato avrebbe rischiato la galera. E invece Wesley Barnes, cittadino statunitense, si è ritrovato con le manette ai polsi nella cella di una prigione thailandese. Rilasciato su cauzione, l'uomo ora è accusato del reato di diffamazione e, se sarà ritenuto colpevole, dovrà scontare ben 2 anni di detenzione.
Le recensioni negative sul resort
Probabilmente non credeva che quelle opinioni negative sull'albergo dove aveva trascorso le ferie gli si sarebbero ritorte contro. Così, per settimane, non ne ha messe giù a bizzeffe sui più disparati siti di recensioni e forum interattivi relativi ai viaggi. Ma aveva fatto i conti senza l'oste visto che, dopo qualche settimana, il Signor Barnes ha incassato una pesantissima denuncia per diffamazione. ''Ha danneggiato la reputazione dell'hotel'' ha spiegato all'agenzia France Presse Thanapon Taenasara, colonnello della polizia di Koh Chang, l'isola dove si trova la struttura. Arrestato e poi rilasciato su cauzione, l'uomo dovrà affrontare un processo e, se sarà comprovata la sua colpevolezza, finirà di nuovo dietro le sbarre per due anni.
La denuncia
I proprietari del resort Sea View Resort - è il nome della ''struttura incriminata'' - ha deciso di procedere per vie legali. Dopo aver tentato invano di contattare l'ospite, chiedendogli peraltro anche i costi della sovrattassa per il consumo di alcolici che non avrebbe versato, si sono rivolti ad un avvocato. Stando a quanto riferiscono, Barnes avrebbe lasciato una sfilza di opinioni negative su TripAdvisor e affini, ma quella risalente allo scorso luglio avrebbe fatto traboccare definitivamente il vaso: ''Il personale è scontroso, come se non volessero nessuno intorno. Praticano schiavitù'', avrebbe scritto l'incauto recensore. Da lì, la denuncia formale e le manette ai polsi per il cittadino statunitense.
Cosa prevedono le leggi thailandesi
In Thailandia, le leggi contro la diffamazione sono spesso state criticate dagli attivisti per i diritti umani a causa della loro severità, che metterebbe in pericolo la libertà d’espressione. La sentenza massima prevista è pari a due anni di prigione e una multa di 200.
000 baht (6.300 dollari). Alcuni mesi fa, ad esempio, un giornalista thailandese era stato condannato a due anni per un tweet nel quale rendeva conto di una controversia sulle condizioni di lavoro in un allevamento di galline.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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