Assessore ai servizi sociali si, ma con obiezione di coscienza verso le unioni gay. È l'identikit politico di Antonella Catanzaro fresca di nomina. La frase ha indignato l'opinione pubblica di Mesagne, in provincia di Brindisi: "Non celebrerei mai una unione civile tra persone dello stesso sesso. La mia fede mi porta a dire no di fronte a richieste di questo tipo".
Da un lato c'è chi ha ricordato la laicità dello stato e il rispetto di questa da parte di chi ricopre un ruolo pubblico, dall'altro c'è chi ricorda quando l'ex sindaco Vincenzo Incalza annullò, nel 2007, il concerto delle cantanti Paola e Chiara in paese perché a favore del Gay Pride.
Malgrado il cambio, l'amministrazione del piccolo comune del brindisino ha stoppato nuovamente i matrimoni arcobaleno. Una posizione che fa carta straccia del decreto attuativo sulle unioni civili fortemente voluto dal premier Matteo Renzi. In realtà, non essendo prevista nell'attuale legge, l'obiezione di coscienza non potrebbe essere usata per non celebrare le unioni civili. Questo non esclude, tuttavia, che un sindaco o un assessore si possano rifiutare di celebrare il rito. Secondo l'articolo 328 del codice penale, però, "il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di un ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni".
La decisione della Catanzaro ha scatenato polemiche durissime.
Andrea Tenore dell'associazione "Mesagne Bene Comune", ha pubblicamente dichiarato che determinate posizioni "non dovrebbero avere cittadinanza in un’amministrazione democratica, in un settore così sensibile come quello dei servizi sociali, in un momento nel quale certi diritti sono finalmente diventati legge".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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