Dal latte per Aleppo alle donne in Nigeria. Pisa sostiene la fondazione "Aiuto alla Chiesa che Soffre"

La vicesindaco di Pisa, Raffaella Bonsangue, presenta le iniziative del suo Comune a sostegno della fondazione "Aiuto alla Chiesa che Soffre". Dal latte in polvere per i bimbi di Aleppo al centro per le donne vittime di violenza in Nigeria

Dal latte per Aleppo alle donne in Nigeria. Pisa sostiene la fondazione "Aiuto alla Chiesa che Soffre"

Il Comune di Pisa è stato il primo, in Italia, ad aderire al progetto “A drop of milk” (una goccia di latte), per aiutare i bambini di Aleppo (Siria). Progetto della fondazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Ora l'impegno va avanti, con il sostegno ad altre importanti iniziative sociali. Ce lo racconta la vicesindaco, avvocato Raffaella Bonsangue, che tra le deleghe ha anche quella per la cooperazione internazionale. “Nel 2019 con una delibera di giunta abbiamo aderito a questo progetto, destinando 26.500 euro per acquistare latte in polvere destinato a sfamare non solo neonati ma anche bambini fino a dieci anni, stremati dalla guerra e dalla fame. Quel latte per molto tempo è stata l’unica loro risorsa per la sopravvivenza. Ricordo che Aleppo è una città patrimonio dell’umanità, come stabilito dall’Unesco. E nonostante questo si moriva di fame e di stenti. Abbiamo agito convinti della necessità di aiutare i bambini ma anche un’intera comunità vittima del conflitto. Conosciamo tutti il dramma che ha vissuto il popolo siriano. Il nostro è stato anche un segnale atto a voler difendere il diritto, sacrosanto, di continuare a vivere a casa propria”.

Se non sbaglio quest’anno l’amministrazione comunale di Pisa ha sposato un altro progetto…
Sì. Inizialmente avevamo valutato di sostenere un progetto in Venezuela, ma c’erano troppi problemi e così, d’accordo con la fondazione, abbiamo deciso di destinare un contributo di ventimila euro a un progetto in Nigeria.

Di cosa si tratta?
Tramite la diocesi di Maiduguri si sta realizzando un centro di accoglienza rivolto alle donne vittime di violenza. Si tenga presente che è proprio in quelle zone che muove i primi passi il gruppo terroristico di Boko Haram. Moltissime donne vengono abbandonate al loro destino dopo le violenze subite, e i loro lasciate sole coi loro bambini. Lo scopo di questo centro, oltre che accogliere e dare rifugio a queste vittime, è organizzare dei laboratori per la formazione professionale e svolgere diversi tipi di attività. Questo per cercare di garantire un futuro a queste donne e ai loro figli.

La vostra solidarietà si rivolge solo ai cristiani?
Assolutamente no. Il latte in polvere distribuito in Siria non è andato solo ai bimbi cristiani, ma a tutti quelli che ne avevano bisogno. Così come il centro, in Nigeria, accoglierà donne musulmane, oltre che cristiane.

Spiegare ai cittadini che i loro soldi vanno a sostenere progetti così lontani non deve essere facile. Giusto?
Noi siamo fermamente convinti che ci sia responsabilità da parte di tutti. Spesso, come lei giustamente osserva, è difficile capire che si spendono soldi dei cittadini per persone che vivono molto lontano da noi. Ma ai cittadini vorrei ricordare questo: ciò che succede altrove ha sempre conseguenze su di noi. Se un popolo soffre, muore di fame o viene maltrattato, farà di tutto per scappare e cercare la salvezza altrove. Questo finirà per alimentare le ondate migratorie incontrollate che, sfruttate dai trafficanti di esseri umani, finiscono col riversarsi in modo disordinato anche nel nostro Paese. Senza dimenticare l’indottrinamento utilizzato per formare i terroristi mandati poi a colpire i paesi occidentali. Disinteressarsi dei problemi di questi paesi lontani, come si vede, può avere conseguenze negative per tutti noi, sotto molteplici aspetti.

In altre parole, oltre all’umanità che c’è dietro l’aiutare chi ha bisogno, esiste anche un beneficio per chi dona. Il nostro è stato un piccolo aiuto, ma siamo convinti che il contributo di tutti possa sostenere, in modo decisivo, intere comunità lontane che soffrono.

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