L'Australia permette la caccia degli squali: animalisti sul piede di guerra

La decisione dopo l'attacco a una bimba di 12 anni. Gli squali vengono attirati con esche e finiti a fucilati: ambientalisti in rivolta

L'Australia permette la caccia degli squali: animalisti sul piede di guerra

Nella giornata in cui è arrivata la notizia dello stop alla caccia dei grizzly nel parco Usa di Yellowstone, gli animalisti ricevono una brutta notizia dall'Australia: il Paese oceanico ha riaperto la caccia agli squali.

La scelta arriva dopo un'ondata di attacchi ad esseri umani che ha sconvolto l'opinione pubblica australiana. Nelle spiagge del Queensland una donna e una bimba di appena 12 anni sono rimaste ferite dopo un incontro ravvicinato con uno di quei grossi pesci. E ora la caccia - o meglio la pesca - è aperta.

Le acque dove è avvenuta la maggior parte degli attacchi sono state disseminate di esche e di giganteschi ami: una volta catturati così o grazie alle reti, i pesci vengono finiti a fucilate. Quattro squali tigre sono stati già uccisi in questo modo nella zona delle isole Whitsundays, in prossimità della Grande Barriera Corrallina.

Le proteste degli animalisti

Inevitabili le proteste degli animalisti, contrari a una tecnica di pesca che metterebbe a repentaglio anche la sopravvivenza di altre specie marine che nulla c'entrano con gli attacchi ad esseri umani.

Ricercatori e ambientalisti suggeriscono piuttosto di implementare le azioni di ricerca e avvistamento degli esemplari che si avvicinano alle zone turistiche, sviluppate negli ultimi anni anche con l'impiego di appositi droni. Un modo non cruento di salvaguardare la sicurezza dei bagnanti: che però, per le autorità australiane, per il momento non basta.



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