Ricostruire il sistema di "scatole cinesi" della famiglia Renzi, come le ha definite Fabrizio Boschi su IlGiornale di oggi, non è facile. E non è facile neppure capire la portata dell'inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari dei genitori dell'ex premier. Ma ci sono alcune testimonianze che aiutano a fare chiarezza. L'ultima è quella di un uomo che agli inquirenti ha raccontato di aver lavorato in nero per Laura Bovoli, la madre di Matteo: "Rendicontavo i pagamenti e l'attività settimanalmente alla Delivery Service Italia e un'altra società della quale non ricordo il nome. Preciso che l'interlocutore della casella di posta elettronica della Delivery Service Italia alla quale inviavo tale rendiconto era tale "Lalla"", il soprannome usato dalla madre di Renzi.
Ma non solo. A finire nel mirino della famiglia, ci sarebbero stati anche diversi immigrati, come Isajiad Amir, titolare di una ditta a Castiglione delle Stiviere, che ha detto agli inquirenti: "Disconosco la fattura da 15.000 euro che mi mostrate — ha trasecolato davanti ai finanzieri — valuterò l’opportunità di denunciare chi ha utilizzato il nome della mia impresa per prestazioni che non ho mai effettuato".
Nell'ordinanza di custodia cautelare per i genitori dell'ex premier, il Gip di Firenze Angela Fantechi ha scritto: "Con riferimento alla posizione di Tiziano Renzi e Laura Bovoli sono poi in evidenza condotte volontarie realizzate non per fronteggiare una contingente crisi di impresa, quanto piuttosto di condotte imprenditoriali finalizzate a massimizzare il proprio profitto personale con ricorso a strategie di impresa che non potevano non contemplare il fallimento delle
cooperative". E ancora: "Dalla circostanza che i fatti per cui si procede non sono occasionali e si inseriscono in un unico programma criminoso in corso da molto tempo, realizzato in modo professionale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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