È in arrivo un vademecum per le scuole del Lazio, messo a punto dal Servizio per l'adeguamento tra identità fisica e identità psichica, Saifip, dell'ospedale San Camillo Forlanini, insieme all'associazione Genderlens e Agedo, genitori di bambini e adolescenti con varianza di genere. Il documento è rivolto agli insegnanti e agli operatori scolastici e parte dal presupposto che “gli studenti non possono apprendere quando non si sentono al sicuro”. Il Saifip è il primo centro italiano, operante dal 2005, che si occupa di varianza di genere dei minorenni.
Le linee guida gender nelle scuole
Nei giorni scorsi, come riportato da La Stampa, è stato pubblicato un documento con il titolo “Linee guida per la scuola: strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere”. Subito è stato recepito dall'Ufficio scolastico per il Lazio che, in occasione della giornata internazionale contro l'omofobia, lo ha pubblicato sul sito e girato a tutti gli istituti della regione, insieme all’avviso di un corso di formazione sugli stessi temi che si svolgerà a settembre. Maddalena Mosconi, psicologa responsabile dell'area minori del Saifip, ha spiegato che questo “è il primo documento di questo tipo diffuso in Italia nel rispetto dell'autonomia scolastica, sono consigli, indicazioni pratiche, con l'obiettivo di tutelare gli studenti che sentono il bisogno di presentarsi al mondo in base al sesso percepito”. Per esempio iniziando proprio sui banchi di scuola la loro transizione sociale. In che modo? Portandoli a scegliere il proprio nome di elezione, al femminile o al maschile, facendosi chiamare in quel modo sia dai professori che dai compagni, al momento dell'appello o sul registro elettronico della classe, adeguando la modulistica ufficiale dell'istituto, con la consapevolezza che “non tutti gli studenti rientrano nel costrutto di genere binario”. Avviando quindi la “carriera alias”, con l'assegnazione di una “identità provvisoria e non consolidabile, per garantire la privacy circa la loro storia”.
Si tratta di una possibilità già riconosciuta a coloro che frequentano il liceo artistico Ripetta di Roma, il primo nella Regione a sperimentare questo tipo di percorso, che passa anche attraverso un salto culturale da parte di presidi e professori. Mosconi ha raccontato: “Non sa quante resistenze, mentali e burocratiche, incontro ogni volta che chiamo la scuola di uno dei ragazzi che seguo. Presidi che si appellano alle norme, all'anagrafe: c'è un pregiudizio, uno stigma da superare, anche per questo sono utili queste indicazioni dall'alto”. Un’altra pratica suggerita sarebbe quella riguardante l’utilizzo dei servizi igienici e degli spogliatoi. Come si legge nel documento, “molti adolescenti transgender riferiscono di non usarli per il forte imbarazzo causato dal dover andare in un bagno diviso per genere. È opportuno che ogni scuola individui un bagno/spogliatoio non connotato per genere, quale può essere, per esempio, il bagno dei professori”. Sarebbero poi molto importanti le attività di sensibilizzazione e quelle di gruppo, ma“non segregate per sesso”.
Secondo alcuni dati recenti che sono stati elaborati dal Saifip del San Camillo, tra i minori, nel primo trimestre di quest’anno vi sarebbe un aumento del 150% di casi di varianza di genere, se confrontato con lo stesso periodo del 2020. Con un abbassamento dell’età ai 12-13 anni. Gli alunni trans delle scuole medie sarebbero quelli maggiormente bullizzati, mentre andando avanti con l’età, aggressioni e offese diminuirebbero dal secondo anno delle superiori. Come ha spiegato Mosconi: “Le nostre rilevazioni ci dicono che le vittime di bullismo transfobico hanno una percentuale di abbandono scolastico tripla rispetto agli altri studenti”. La scuola dovrebbe essere considerata una palestra di società e “la varianza di genere dovrebbe rappresentare una grande opportunità per intraprendere delle attività in materia di diversità, che beneficino non solo il minore interessato, ma tutti gli alunni e l'istituto scolastico nel suo insieme”.
Chi è critico
Critiche da Articolo 26 e Generazione Famiglia, braccio operativo nelle scuole dell'associazione Pro Vita & famiglia onlus, che hanno invece definito queste nuove linee guida come una opposizione inaccettabile, dichiarando che“per una supposta inclusione di allievi con varianza di genere si legittima un approccio ideologico ai gender studies nella scuola pubblica”. Hanno inoltre chiesto al Miur e a tutta la classe politica un intervento immediato e la sospensione dell'iniziativa. Subito insorta la Lega regionale: "Giù le mani dai bambini e dagli adolescenti del Lazio".
Ha quindi accusato il ministero dell'Istruzione "che in modo grave e ingiustificabile ha inviato nei giorni scorsi ai dirigenti del Lazio le linee guida sulle strategie da applicare a scuola nei casi di varianza di genere".
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