Da Monza a Monza. Sebastian Vettel e Charles Leclerc. Destini incrociati a trecento all'ora. Uno che si spegne ad ogni Gran premio sempre di più e l'altro che s'accende, che brilla, che splende, che scalda sempre di più. Da Monza a Monza. Per sentirsi un predestinato e scoprirsi prepensionato. È successo ieri. A Sebastian Vettel. Il fenomeno imperfetto, l'unico pilota capace di vincere la prima gara in F1 al volante di una scarsa Toro Rosso, a 21 anni, e per di più nel Gran premio d'Italia, stagione 2008. Sebastian l'unico pluricampione del mondo costretto poi a correre senza vera gloria quasi dovesse espiare la colpa grande di aver vinto troppo e troppo velocemente quei quattro mondiali di fila con la Red Bull. Sebastian che da ieri è ufficialmente un pilota in cerca di se stesso, magari, fra un po', anche di un'altra squadra. L'errore in gara, il testa coda, il rientro in pista pericoloso da principiante ne hanno rivelato una volta di più lo stato confusionale seguito ad un'altra stagione di delusioni e umiliazioni, dalla vittoria negata in Canada al Gp del Belgio vissuto come scudiero di Leclerc, fino al patto disatteso dal compagno ragazzino sabato in qualifica e, ieri, la sua vittoria con sorpasso in classifica. Il tutto reso più intenso e crudele dalla bellezza del podio monzese che galleggia sul mare di tifosi dove Sebastian, due domeniche, una nel 2011 e una nel 2013, aveva festeggiato da vincitore però vestito di Red Bull e si era preso fischi e insulti mai dimenticati. Motivo per cui in questi cinque anni ha sempre inutilmente dato l'anima per tornarci da trionfatore in rosso. Da Monza a Monza. Per sentirsi un predestinato e scoprirsi in vetta al mondo su una Ferrari. Charles Leclerc firmò da prima guida del Cavallino pochi giorni dopo il Gran premio d'Italia dello scorso anno e passati dodici mesi eccolo alla seconda vittoria di fila, Monza dopo Spa, l'ultimo ferrarista a riuscirci fu Schumi nel '96, ma, soprattutto, ecco il successo più bello e importante per un uomo di rosso vestito. Ottenuto più o meno alla stessa età di Sebastian, più o meno accompagnandosi agli stessi aggettivi ipertrofici che all'epoca seguivano ogni sussurro e gesto e sorpasso di Vettel.
Quel Sebastian che pensionò compagni più esperti, quel Seb che tolse alla Ferrari due mondiali, uno dei quali fa male ancor oggi solo a ricordarlo, Abu Dhabi 2010. Quel Seb che all'epoca sembrava tanto Charles. Non dimentichiamolo.
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