"Ai miei ragazzi, di ieri e di oggi". Comincia così la lettera di commiato agli studenti scritta da Pietro Carmina, una delle 7 vittime accertarte dell'esplosione di Ravanusa, il giorno del pensionamento. Lo scritto, riportato sul profilo social dell'insegnante, è diventato virale su Facebook dopo la notizia della tragica scomparsa.
La lettera
Una vita spesa nelle aule di scuola, prima da studente e poi da insegnante. Un amore, quello per gli studi filosofici, che ha accompagnato Pietro Carmina fino all'ultimo giorno di cattedra al liceo Ugo Foscolo di Canicattì. Dopo aver chiuso il registro di classe "per l'ultima volta", il professore ha voluto salutare i "suoi ragazzi", gli studenti "di ieri e di oggi", con un messaggio di amore, speranza e riconoscenza. Parole che oggi, a poche ore dalla immane tragedia, rappresentano una sorta di testamento morale da tramandare alle generazioni future. "Ho appena chiuso il registro di classe. - scrive il professor Carmina - Per l'ultima volta. In attesa che la campanella liberatoria li faccia sciamare verso le vacanze, mi ritrovo a guardare i ragazzi che ho davanti. E, come in un fantasioso caleidoscopio, dietro i loro volti ne scorgo altri, tantissimi, centinaia, tutti quelli che ho incrociato in questi ultimi miei 43 anni".
Poi continua: "Di parecchi rammento tutto, anche i sorrisi, le battute, i gesti di disappunto, il modo di giustificarsi, di confidarsi, di comunicare gioie e dolori, di altri, molti in verità, solo il viso o il nome. Con alcuni persistono, vivi, rapporti amichevoli, ma il trascorrere del tempo e la lontananza hanno affievolito o interrotto, ahimè, quelli con tantissimi altri. Sono arrivato al capolinea ed il magone più lancinante sta non tanto nell'essere iscritto di diritto al club degli anziani, quanto nel separarmi da questi ragazzi. A tutti credo aver dato tutto quello che ho potuto, ma credo anche di avere ricevuto di più, molto di più".
"Vi chiedo scusa"
Benvoluto da tutti, il professor Carmina si racconta a cuore aperto in una manciata di righe di elevatissimo spessore umano e intellettuale. "Vi chiedo scusa se qualche volta non ho prestato il giusto ascolto, - spiega - se non sono riuscito a stabilire la giusta empatia, se ho giudicato solo le apparenze, se ho deluso le aspettative, se ho dato più valore ai risultati e trascurato il percorso ed i progressi, se, in una parola, non sono stato all'altezza delle vostre aspettative e non sono riuscito a farvi percepire che per me siete stati e siete importanti, perché avete costituito la mia seconda famiglia".
"Mordete la vita"
Infine una "raccomandazione" ai giovani, un inno alla gioia e alla vita: "Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non "adattatevi", impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente", scrive il professore nella lettera. "Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare, non state tutto il santo giorno incollati a cazzeggiare con l'iphone.
Leggete, invece, viaggiate, siate curiosi (rammentate il coniglio del mondo di sofia?). Io ho fatto, o meglio, ho cercato di fare la mia parte, ora tocca a voi". Poi quel saluto che sembra profetico: "Io mi fermo qui. A voi, buon viaggio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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