Berlusconi fiuta l'aria e sente la crisi dei gialloverdi

Il presidente Fi sicuro che l'aria sta cambiando: presto centrodestra al governo

Berlusconi fiuta l'aria e sente la crisi dei gialloverdi

Sulla scrivania di Arcore, in bella mostra, i dati dei sondaggi commissionati alla maga Alessandra Ghisleri svelano lo stato d'animo di Silvio Berlusconi più di mille ragionamenti. A cominciare da quelli che riguardano i temi spinosi per il governo gialloverde. Gli italiani favorevoli alla Tav, ad esempio, il 13 novembre scorso erano il 58,7%, a ieri sono saliti al 72,6%: un aumento del 14%. E ancora: il reddito di cittadinanza ad oggi incontra solo il 30% di pareri favorevoli. Di più, delle 20 promesse dello scarabocchio di Giggino Di Maio che avevano scritta accanto la parola «fatto», gli italiani pensano che solo tre siano state mantenute: il non aumento dell'Iva, quota 100 nelle pensioni e il taglio delle pensioni d'oro. Le altre no. Tant'è che ieri il governo ha varato in tutta fretta il reddito di cittadinanza, con tanto di conferenza stampa trionfale, per un problema urgente d'immagine: il testo vero uscirà dalle limature e dalle modifiche che saranno apportate in Parlamento. Ancora intoppi: a ieri non si è capito se le prime erogazioni ci saranno i primi di aprile o, per problemi di fondi, a fine aprile, cioè sul time limit per le elezioni europee. Se ciò non bastasse Matteo Salvini ha cominciato a perdere qualche punto di gradimento, i grillini dal 33% delle elezioni politiche sono passati al 24% e, infine, la stessa Lega che nei sondaggi aveva raggiunto il 33%, ora è al 31%.

L'aria comincia a cambiare. La crisi di consensi grillina sta contagiando anche il Carroccio. Appunto, il contagio: l'onda verde si è fermata e, anche se lentamente, comincia a ritrarsi. Berlusconi per queste cose ha un certo fiuto. L'idea di presentarsi alle elezioni europee, di rompere gli indugi, è proprio figlia di questa percezione. Il personaggio dato per morto cento volte, è risorto altrettante proprio per la sua capacità di indovinare dove soffia il vento. «Magari mi sbaglierò ha spiegato ai più scettici dei suoi ma mi sa tanto che i grillini e, in parte, anche i leghisti avranno una delusione alle elezioni europee: i 5stelle prenderanno una batosta e Salvini non crescerà quanto immagina. Inoltre si sta aprendo uno spazio e se non lo occupo io, c'è il rischio che lo occupi qualcun altro. A cominciare da quei segnali di fumo tra Salvini e Renzi».

Alla sensazione che si siano create le condizioni per un suo «ritorno», si aggiungono anche delle esigenze strategiche. Il Cav, lo ripete da mesi, vuole modificare l'attuale equilibrio politico, riportando l'intero centrodestra al governo. Solo che si trova ad affrontare due ostacoli: a Mattarella non piace l'idea di tornare presto ad elezioni, mentre a Salvini non piace l'ipotesi di andare a Palazzo Chigi senza passare per le urne. «Io ripete anche in questi giorni il leader leghista non ripeterò lo stesso errore di Renzi». Salvini continua a preferire lo schema «minimale»: umiliare i 5stelle alle elezioni; proporre un «rimpasto» di governo che tenga conto dei nuovi equilibri elettorali, chiedendo per la Lega i ministeri delle Infrastrutture e della Giustizia; infine, andare al voto magari nella primavera del 2020.

Per cui Berlusconi deve trovare il modo di convincere Salvini ad andare a Palazzo Chigi in questa legislatura: per centrare l'obiettivo deve dimostrare al leader leghista che il centrodestra è vincente mentre la stella grillina è al tramonto; e, contemporaneamente, che la ripartizione dei voti nella coalizione di centrodestra è più equilibrata, cioè che a differenza di quanto hanno segnalato i sondaggi in questi mesi, c'è una Lega sia pure fortissima ma non «pigliatutto». Ragion per cui si sta impegnando per strappare nelle suppletive di domenica un seggio parlamentare a Cagliari, che i grillini si erano assicurati alle Politiche. E ancora, per contribuire alla vittoria del centrodestra in due regioni, l'Abruzzo e la Sardegna, dove i 5stelle hanno raggiunto quote del 35-40%. Infine, per dimostrare alle Europee che Forza Italia è tutt'altro che morta, intercettando il voto dei delusi dall'esperimento gialloverde.

Una strategia che per riuscire obbliga il Cav a tornare in campo, a presentarsi alle Europee. Tutto il resto ormai viene dopo. Anche l'ipotesi di dare via libera allo show down per far saltare il governo al Senato, per il momento è stata accantonata. «Da quanto ne so i numeri ci sarebbero pure confida il coordinatore toscano Stefano Mugnai ma ancora non è stata costruita un'alternativa, per cui si aspetteranno le Europee».

Insomma, la strategia e i piani sono pronti, resta il punto interrogativo su come verranno attuati. E qui torniamo al problema di sempre: l'icona Berlusconi continua a funzionare, ma per moltiplicare il proprio appeal deve essere accompagnata da un rinnovamento profondo del partito. Un partito che non passi il suo tempo solo a dividersi in battibecchi interni sul numero di incarichi di quello, o sulle mostrine che ha sulla spalla quell'altro. «Per occupare lo spazio che indubbiamente c'è spiega Alessandro Cattaneo - e per convincere Salvini a cambiare governo, dobbiamo cambiare la prima fila. Nel backstage poi ci sarà spazio per tutti». Mentre Jole Santelli ha dato questo consiglio a Berlusconi: «Se vuoi che la tua candidatura non si trasformi in un boomerang, la campagna elettorale la devi fare tu.

Senza

seguire la guida di altri». Più che un consiglio è una presa d'atto dei punti di forza e dei limiti del partito: dopo 25 anni, quel tanto o quel poco di Paese che può ritrovarsi in Forza Italia, lo rappresenta ancora il Cav.

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