"Li ha visti salire su un furgone". Il mistero dei tunisini fuggiti

A Gualdo Cattaneo scomparsi 21 migranti su 25. Appena arrivati, subito fuggiti. Qualcuno li ha aiutati? E i dubbi: chi doveva vigilare?

L'arrivo dei migranti a Gualdo Cattaneo e la struttura che li ospitava
L'arrivo dei migranti a Gualdo Cattaneo e la struttura che li ospitava

Ventuno di loro sono ancora “irreperibili”. Gli altri quattro saranno presto trasferiti altrove. Il day after di Gualdo Cattaneo, piccolo centro da 5mila anime nella verde Umbria, è ancora caratterizzato dall’incertezza. I migranti fuggiti sabato dal centro di accoglienza dove avrebbero dovuto passare la quarantena anti-Covid non sono ancora stati ritrovati. In paese si vocifera su errori, testimonianze, possibilità. Un cittadino sostiene di aver visto alcuni tunisini salire su un furgoncino per poi sparire chissà dove. E così prende piedi l’ipotesi che "sia stata una fuga organizzata e non estemporanea".

Tutto inizia mercoledì sera quando le autorità competenti inviano una mail al sindaco di Gualdo Cattaneo per informarlo che il giorno dopo avrebbero inviato al centro “Il Rotolone” 25 immigrati provenienti dalla prefettura di Agrigento. Sbarcati poche ore prima. Il sindaco legge il messaggio solo giovedì, dopo i canonici passaggi al protocolli, e scopre così che da lì a cinque ore si troverà in paese, unica zona rossa di tutta l’Umbria nel periodo più nero della pandemia, un gruppo di persone potenzialmente infette. La prefettura di Perugia assicura che ai test sierologici sonorisultati tutti negativi, ma si sa che solo il tampone può dare certezze. "Il test del sangue non è attendibile - dice al Giornale.it il sindaco Enrico Valentini - non è riconosciuto neppure dall’Iss né dall’Oms".

Sul momento il primo cittadino si infastidisce per la mancata condivisione delle informazioni ("sono io l’autorità sanitaria locale"), scrive subito a prefetto e ministero dell’Interno, ma non riceve risposte. "Si sono presentate 15 persone sotto il Comune a chiedere spiegazioni ed è stato avvilente non sapere cosa rispondere loro". La situazione precipita quando sabato sera i responsabili dell’Arci solidarietà “Ora d’aria” si ritrovano a cena solo due ospiti su 25. Gli altri 23 sono scomparsi, nonostante l’obbligo della quarantena. Immediate scattano le indagini e le ricerche: due vengono trovati, degli altri 21 nessuna notizia. Secondo il Messaggero i tunisini avrebbero organizzato una partita di pallone per poi darsela a gambe, ma Alessandro Becchetti - che conosce bene la zona - assicura che nelle vicinanze non ci sono campi da calcio. Inoltre un cittadino, come spiega il sindaco, sostiene di aver visto un gruppo di persone camminare lungo la strada e improvvisamente salire su un furgoncino. Qualcuno li ha aiutati? Li conoscevano? L’informazione è arrivata a chi indaga. E potrebbe spiegare il motivo per cui dopo giorni di ricerche ne siano stati trovati solo due. Gualdo Cattaneo è arroccata tra le campagne: se fossero fuggiti a piedi, forse sarebbero ancora in zona. “A quest’ora potrebbero già essere fuori regione”, dice il deputato leghista Virginio Caparvi. “Se mi trasferissero in una campagna tedesca, non avrei nessuno disponibile a venirmi a prendere. Forse queste persone avevano contatti già in Umbria, il che fa pensare a una organizzazione più ampia e non ad una fuga estemporanea”.

C’è una questione, infatti, su cui il sindaco Valentini vorrebbe fare un "ragionamento approfondito". E cioè la scelta di inviare in Umbria proprio 25 tunisini. Non è questione razziale, ma di opportunità. "La Tunisia ha una buona colonia qui in Umbria e molti di loro non vivono in maniera non regolare. Sono canali non proprio legali...". Droga? “Anche”. In effetti un anno fa la relazione della Direzione investigativa antimafia su Perugia riferiva che, nella piramide della criminalità, i tunisini si sono ormai ritagliati lo spazio dello “spaccio al dettaglio”. E non bisogna andare neppure troppo indietro, era il 2014, per ricordare l’operazione Show Must Go On con cui la squadra mobile del capoluogo umbro arrestò il braccio destro del boss della mafia tunisina intenta a gestire il traffico di droga in città.

Sulla fuga restano ovviamente da chiarire numerosi aspetti. Innanzitutto bisognerà rispondere a una domanda: a chi toccava vigilare sul rispetto della quarantena? “Non è stato posto in essere alcun controllo - dice Emanuele Prisco, deputato FdI - Il ministero non può buttare dei migranti lì in mezzo ai monti.

Andava strutturata meglio: per i 14 giorni di quarantena bisognava assicurare che non uscissero”. Quel che è certo è che ora i quattro migranti rimasti verranno spostati altrove. E la struttura verrà chiusa “a tempo indeterminato”. Nella speranza di ritrovare i fuggitivi. E di sottoporli a tampone.

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