Era dal 16 agosto del 2015 che Cristian Provvisionato era bloccato in Mauritania, tenuto come in ostaggio da un governo che lo accusa di far parte di una banda internazionale finalizzata alla truffa informatica, senza che gli fosse notificato un capo d'imputazione o che fosse mandato davanti a un tribunale.
Una truffa di cui Provvisionato non era responsabile. La Mauritania aveva infatti stipulato un contratto da un milione e mezzo di euro con una serie di società straniere che avrebbero dovuto fornire materiale per lo spionaggio, tra cui una milanese. Dei tredici sistemi uno, l'ultimo, necessario per attivare tutti gli altri non era mai stato consegnato dal gruppo israeliano che doveva occuparsene.
Una vicenda che si è trascinata a lungo e che si è conclusa quest'oggi, con l'annuncio su twitter del ministro degli Esteri, Angelino Alfano, che ha confermato: "È libero. Sta rientrando in Italia. Gli ho parlato. Grazie alle autorità della Mauritania. Un altro obiettivo centrato". Giubilo anche nelle parole del premier Paolo Gentiloni, che ringrazia i mauritani e la "squadra della Farnesina".
Il 42enne bodyguard di Cornaredo era stato fermato due settimane dopo il suo arrivo nel Paese, inviato in rappresentanza dalla società milanese coinvolta nella transazione. Il padre era riuscito a incontrarlo il 21 e 22 marzo dello scorso anno e aveva parlato al Giorno di un figlio che aveva "perso venti chili", lasciato senza "alcuna cura", nonostante soffrisse di diabete.
Il 26 aprile scorso la
Farnesina aveva ricevuto la madre, Doina Coman, assicurandole l'impegno per una risoluzione della questione in tempi rapidi. La donna aveva avuto modo di denunciare una reclusione "in piena violazione dei diritti umani".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.