Il clamore suscitato dal caso Bija ha generato un’eco ben avvertita anche in Libia, tanto che nelle scorse ore da Tripoli è arrivato un mandato di cattura per lo stesso presunto trafficante protagonista delle recenti inchieste giornalistiche di Nello Scavo.
Quest’ultimo è riuscito ad accertare la presenza di Bija, il cui vero nome è Abdou Rahman, in Italia nel maggio 2017 quale componente di una delegazioni libica in visita nel nostro paese nell’ambito dei contatti tra le nostre autorità e quelle di Tripoli per il contrasto all’immigrazione clandestina.
All’epoca in diverse inchieste giornalistiche era emerso il doppio gioco di Bija, da un lato rappresentante della Guardia Costiera di Zawiya, cittadina ad ovest della capitale libica, dall’altro però anche pericoloso trafficante. Poco dopo la visita in Italia di Bija, l’Onu ha sanzionato lo stesso cittadino libico ritenendolo responsabile di azioni contro i migranti.
Adesso dunque la notizia del mandato di cattura da parte delle autorità libiche, ma la situazione in realtà appare più confusa di quanto si possa immaginare. Nei giorni scorsi Bija è comparso in video in un’intervista curata da Francesca Mannocchi ed andata in onda su Propaganda Live.
Qui il protagonista di questa vicenda è apparso con la divisa della Guardia Costiera libica, all’interno di una sede istituzionale libica e con il portavoce della stessa Guardia Costiera presente nello studio dove si è svolta l’intervista. Eppure Bija, fino a poche settimane fa, ufficialmente risultava sollevato dall’incarico.
Anzi, le stesse autorità di Tripoli hanno affermato a più riprese che dopo le sanzioni inflitte dall’Onu Bija è stato sospeso da ogni servizio e da ogni incarico. Come ha poi spiegato la stessa Francesca Mannocchi, Abdou Rahmad sarebbe stato reintegrato negli ultimi mesi.
Ma la vicenda è, come si può ben immaginare, poco chiara: risulta già difficile comprendere come, dopo aver reintegrato in un corpo (pseudo) militare vicino ad un governo sostenuto dall’Onu un soggetto sanzionato dalle stesse Nazioni Unite, oggi venga spiccato contro di lui un mandato di cattura.
Per di più, in realtà tale mandato di cattura esisteva già ad aprile. In pratica, quello di queste ore è un ordine di cattura per un soggetto già raggiunto da un mandato e che, nonostante tutto, era stato nuovamente inserito all’interno della Guardia Costiera libica.
Una situazione ed una storia che ben dimostrano come funziona la Libia del post Gheddafi, un paese senza Stato in cui le decisioni vengono prese da autorità in contraddizione tra loro.
La decisione di porre in essere il mandato di cattura per Bija, è stata presa dal ministro dell’interno libico Fatih Pashaga. È lo stesso che, mercoledì scorso, è stato in visita a Roma dove a riceverlo al Viminale vi era Luciana Lamorgese.
È possibile che adesso da Tripoli, in vista della scadenza dell’accordo con l’Italia previsto per il 2 novembre, adesso si voglia mostrare buona volontà nel togliere ogni tipo di possibile imbarazzo per ottenere un rinnovo delle intese prese all’epoca dal premier Al Sarraj con l’allora governo
Gentiloni.Di certo, come ha sottolineato lo stesso Nello Scavo oggi su Avvenire, in Libia dopo la notizia del mandato di cattura per Bija potrebbe crescere nelle prossime ore una maggiore tensione dentro e fuori Tripoli.
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