L'Ibm Italia ha il suo primo manager transessuale

La multinazionale ha seguito l'uomo nella sua scelta e organizzato incontri con i colleghi per la sua inclusione

L'Ibm Italia ha il suo primo manager transessuale

L’Italia ha il suo primo manager transessuale. Si chiama Arianna F., ha 51 anni, lavora per l’Ibm e il Corriere della Sera ha raccontato la sua storia iniziata nel 2011 quando in una riunione riservata l'azienda ha deciso di seguirla nel suo nuovo percorso di vita.

“Molte ragazze che conosco hanno avuto problemi sul lavoro e anch’io all’inizio non ero sicura su cosa fare, perché se per la multinazionale Ibm è fondamentale la diversity, cioè la valorizzazione delle differenze dei singoli lavoratori, compresi quelli lesbiche, gay, bisessuali e trans (lgbt), sapevo che non c’era nessun precedente come il mio. E temevo che su questi aspetti la cultura italiana potesse essere più chiusa di quella internazionale”, ha confidato Arianna che in Ibm è responsabile finanziaria di un prodotto a livello europeo. “È nato un percorso guidato anche da un team internazionale, che prevedeva incontri e colloqui con il management e con i colleghi di Arianna”, ha spiegato Federica Di Sansebastiano, che si occupa di diversity in Ibm Italia, azienda che ha aderito anche a Parks (associazione no profit che aiuta le aziende a essere più inclusive con le persone lgbt).

Nel primo incontro Arianna era assente, mentre al secondo per l’ultima volta si è presentata in ufficio al maschile. “Ho spiegato le mie ragioni, - ha detto Arianna - ho chiesto di avere pazienza e se gentilmente usavano il femminile con me. Infine ho cercato di togliere subito di mezzo la cosa che avrebbe potuto creare più problemi: ‘Signori, non vi preoccupate per il gabinetto: userò quello dei disabili’. È un argomento a cui non si pensa, ma è delicato. Oltretutto io non ero pronta ad andare in quello delle donne, mi sembrava di invadere uno spazio”. La conferma che la sua carriera lavorativa non aveva risentito della sua scelta l’ha avuta dopo che la multinazionale ha unificato la divisione tra il Sud e il Nord Europa e per guidarla è stata scelta lei. Dall’Ibm“ hanno fatto capire chiaramente che se qualcuno aveva delle difficoltà, il problema era suo, non mio — ha spiegato Arianna —. Quando c’è un management (o nel caso di un Paese, un governo) che dà un messaggio molto diretto di accettazione, le riserve vengono abbattute”. “Prima di Natale - ha proseguito la manger - sono arrivate delle colleghe a dirmi: ma vieni nel bagno delle donne, che problemi ti fai. Da quel momento ho capito che avevamo voltato pagina”.

Per alcuni colleghi è stato uno choc perché Arianna ha vissuto la maggior parte della sua vita da uomo. “Una bella vita da uomo — ha ammesso —, con una moglie che ho sposato per amore, due figli avuti per amore e un sacco di responsabilità”. Ma a un certo punto ha dovuto cambiare: “C’era sempre questa cosa a latere, fin da quando avevo 12-13 anni: provavo a soffocarla ma è diventata sempre più invasiva. Per 15 anni mi sono persa. Alla fine ho capito che se non avessi assecondato la mia natura sarei rotolata via”. Parlando della sua famiglia ha detto: “La mia ex moglie ha dovuto affrontare una doppia transizione: la mia e la sua. Io andavo a guadagnare qualcosa. Lei ha dovuto superare una disillusione. Non la ringrazierò mai fino in fondo, anche se abbiamo momenti di difficoltà”.

Mentre il rapporto con i figli ora è più complesso: “So di non potere offrire molto come genitore adesso: non vado mai ai colloqui con i professori, ho dovuto rinunciare alle riunioni di famiglia. Ma spero che un giorno capiranno. Non mi mostro mai al femminile con loro, cerco di rimanere neutro. E ho chiesto il loro permesso per forarmi le orecchie”.

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