L'isola che si blinda e non fa sbarcare neanche i medici

Gli abitanti dell'isola siciliana vogliono che nessuno faccia ingresso nel loro territorio. Temono che qualcuno proveniente da fuori possa innescare il fenomeno dei contagi da coronavirus mettendo a rischio la pubblica incolumità degli unici 450 abitanti

L'isola che si blinda e non fa sbarcare neanche i medici

Nessuno entra a Linosa, medici inclusi. Questa la decisione assunta dagli abitanti della minore isola delle Pelagie da quando il coronavirus è divenuto una seria minaccia per la salute pubblica facendo contare in diverse migliaia il numero delle vittime. Un’isola di natura vulcanica, di tutto sommato “recente” colonizzazione, se si considera che la comunità qui si è formata soltanto nel diciannovesimo secolo. Bagnata dal mar Mediterraneo, al centro tra la Sicilia e la Tunisia, Linosa ricade all’interno della provincia di Agrigento con i suoi quasi 450 abitanti che vivono di agricoltura, pesca e turismo. Ed allora ecco che come in una piccola e unica “famiglia”, i linosani, nei giorni caratterizzati dall’apprensione scatenata dalla pandemia, hanno deciso di isolarsi ancora di più dal resto del mondo.

Non avendo a disposizione ospedali o altre apposite strutture sanitarie idonee a far fronte a possibili casi di coronavirus, gli abitanti di Linosa in questo periodo hanno chiuso l’accesso all’isola a chiunque avesse solo pensato di mettervi piede. Emblematico è stato il caso, gli scorsi giorni, di un medico respinto perché proveniente da un’altra città. Nello specifico, un dottore era giunto da Porto Empedocle sull’isola per svolgere il proprio turno di lavoro all’interno della locale guardia medica. La notizia non è stata ben accolta da parte dei cittadini che, con l’appoggio del loro sindaco Salvatore Martello (lo stesso di Lampedusa, visto che le due isole appartengono formalmente allo stesso comune), hanno fatto sì che il professionista facesse dietro front. Motivo?

L’arrivo di una persona proveniente da una città esterna all’isola ha generato paura circa il rischio di innescare una pericolosa catena di contagi. Se il virus colpisse anche Linosa, la situazione sarebbe davvero drammatica da gestire. Dunque, il “malcapitato” medico era arrivato alle sei del mattino sull’isola e, nonostante il decreto del presidente del governo nazionale gli consentiva di poter accedere liberamente sul territorio, è stato bloccato in attesa di imbarcarsi sulla nave che lo avrebbe poi riportato nella propria città in giornata. L’isola in questo periodo, a livello sanitario, rimane nelle mani di pochi medici. Nonostante il decreto disposto per far fronte all’emergenza sanitaria consenta alle forze dell’ordine e al personale sanitario di muoversi liberamente sul territorio nazionale per il motivo legato alla loro attività, i linosani non ne vogliono proprio sapere: nella loro isola non vogliono gente “nuova” che possa mettere a rischio l’incolumità pubblica. Inevitabilmente questo vuol dire anche un sovraccarico di lavoro, con tutte le conseguenze che ne derivano, per i medici che prestano il loro servizio sul territorio di origine vulcanica.

Linosa sulla cartina geografica è un puntino, ma dentro quel fazzoletto di terra in mezzo al Mediterraneo vive una comunità anch’essa appartenente all’Italia e che rappresenta uno degli estremi lembi, non solo territoriali, del nostro Paese. La scelta dei linosani può essere quindi anch’essa esempio di come il coronavirus ha cambiato la vita degli italiani, anche di chi apparentemente sembra immune dalla crisi perché geograficamente lontano dalle zone dell’epicentro. In questa piccola isola, così come a Lampedusa e nelle altre che circondano la Sicilia, la popolazione vive con il timore di veder arrivare dal mare il virus, al pari di come un tempo si viveva con il timore di veder arrivare corsari e predatori.

Il nemico questa volta è invisibile e per questo fa più paura a chi vuol difendere l’isola dagli attacchi esterni. Ed anche un medico, appena sbarcato per prendere servizio, può essere visto come vettore del nemico. Anche perché, nonostante Linosa è una parte integrante dell’Italia, come detto prima qui non ci sono mezzi ed armi sanitarie per poter eventualmente fronteggiare il virus. La gente, isolata geograficamente, avverte di essere sola anche politicamente: basta un solo contagio ed il Covid-19 potrebbe trasformare questo angolo di paradiso in un inferno.

Una piccola isola dunque, che sembra quasi specchio ed emblema delle sorti attuali del mondo: oggi ovunque infatti si tende ad innalzare nuovamente le barriere, con l’obiettivo di difendere il proprio territorio, la

propria comunità e la propria famiglia da un morbo che da mesi oramai sta spaventando tutti. Linosa come “piccola Italia” barricata è quindi un po’ la fotografia di questo 2020 e, chi lo sa, forse della storia post coronavirus.

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