Lombardia, nelle terapie intensive è morto un intubato su due

Uno studio condotto dal team del Prof. Giacomo Grasselli del Policlinico di Milano su 1.600 pazienti, ha evidenziato come il 49% delle persone in terapia intensiva non sia sopravvissuta al contagio. Inoltre, per l'80% di loro si è dovuto ricorrere all'intubazione a causa dei gravi problemi respiratori

Lombardia, nelle terapie intensive è morto un intubato su due

Che la Lombardia avesse i numeri più alti e spaventosi di contagi e decessi purtroppo lo sapevamo, ma adesso giungono cifre ancor più sconfortanti tra i pazienti ricoverati in terapia intensiva con una percentuale enorme di intubati.

49% di decessi

Per gli esperti, anche se il Covid-19 "porta al decesso una percentuale molto bassa di tutte le persone risultate positive, nei pazienti più gravi la mortalità è del 49%, in pratica una persona su due ricoverata in Terapia intensiva non sopravvive al contagio". È questo il dato emerso da uno studio su circa 1.600 ricoveri in intensiva avvenuti in Lombardia. Come si legge su AdnKronos, il lavoro, condotto dal Prof. Giacomo Grasselli, responsabile dell'Anestesia e Terapia intensiva adulti dell'Irccs assieme ad un team del Policlinico di Milano, è uno dei due contributi pubblicati dagli esperti dell'ospedale sulla rivista Jama.

Le cause

Nello specifico, i decessi più numerosi sono avvenuti negli anziani e con precedenti patologie: ben il 49% soffriva di ipertensione mentre almeno uno su cinque (21%) aveva dei problemi cardiovascolari. Soltanto il 4% dei ricoverati, invece, soffriva di patologie croniche dell'apparato respiratorio. Secondo lo studio, quasi sette pazienti Covid su dieci avevano almeno un problema di salute prima di contrarre il virus.

La stragrande maggioranza dei pazienti presi in esame, circa l'80%, è stato intubato a causa di gravi problemi respiratori, gli altri hanno avuto comunque bisogno di un supporto tramite mascherine per l'ossigeno o caschi per la ventilazione C-Pap. Il Covid "ha cambiato profondamente la vita di ciascuno, così come ha cambiato il modo di affrontare le patologie da parte del sistema sanitario - è la premessa dei due studi - perciò è ancora più importante conoscere l'identikit del paziente con infezione da Coronavirus".

"Dati preliminari ma importanti"

"Questo studio - spiega il Prof. Grasselli - è importante perché ci permette di avere un quadro chiaro della situazione nelle Terapie intensive lombarde durante le prime settimane di diffusione della pandemia. Anche se è lo studio più completo pubblicato finora, i dati devono considerarsi preliminari e vanno interpretati con cautela".

La cautela è motivata dal fatto che "non erano disponibili tutti i dati relativi a ciascun paziente" ma anche "perché sono stati valutati i ricoveri in Terapia intensiva e non si hanno informazioni sul decorso della malattia nel momento in cui i pazienti migliorano e proseguono le cure in altri reparti".

Il 20% dei positivi si ammala gravemente

Secondo i dati, sono circa l'80% le persone positive al Covid-19 che se la cavano con sintomi lievi come febbre e tosse secca. Purtroppo, invece, nel 20% dei casi si sviluppa in modo più serio ed è necessario il ricovero. Tra questi, una percentuale che varia dal 5% al 15% presenta gravi difficoltà respiratorie ed è necessario ricorrere all'intubazione.

"Continuiamo a raccogliere dati - conclude Grasselli - serviranno ulteriori studi, per valutare ad esempio l'impatto dell'intubazione per tempi prolungati, ma anche per migliorare ulteriormente protocolli e terapie che possia. mettere in campo ogni giorno per contrastare le forme più gravi di Covid-19".

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