Ha detto che non andrà a Riace anche se suo papà dovesse morire perché “reclama giustizia e non commiserazione”. Le parole arrivano direttamente da Mimmo Lucano, ex sindaco della città della Locride, che dallo scorso ottobre ha il divieto di dimora nel suo comune per l’inchiesta in cui è accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Come riportato dall’Huffington Post, ieri Lucano ha potuto visitare il padre di 93 anni che è ricoverato all’ospedale di Catanzaro. L’anziano, che è molto malato, è stato dimesso ma Lucano non può assisterlo a causa del provvedimento che non gli permette di tornare a Riace. A questo proposito l’ex sindaco del paese della Locride ha sottolineato di non aver mai chiesto alcuna deroga al divieto di dimora, che considera "ingiusto" perché non intende utilizzare “strumentalmente il sentimento della pietà. E sia chiaro io non andrò a Riace - ha proseguito - neanche nella malaugurata ipotesi dei suoi funerali”.
Sulla vicenda ha detto la sua anche Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone detenute, il quale ha evidenziato come questo provvedimento abbia una connotazione intimidatoria che non corrisponde al modo in cui è stata pensata la misura. Palma ha detto di essere preoccupato per “questa distorsione” e ha ribadito il concetto che quando alcuni provvedimenti raggiungono una portata così forte, “acquistano una fisionomia diversa e un significato diverso rispetto a quello che dovrebbero avere”.
Questa situazione non è più sostenibile anche per il Comitato 11 Giugno, nato per
sostenere Lucano e che porta il nome del giorno in cui è stata fatta la prima udienza del processo all'ex sindaco di Riace. Il Comitato ha infatti raccolto decine di migliaia di firme da inviare al Capo dello Stato Sergio Mattarella.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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