È importante farsi mappare il Dna? Le informazioni che si ottengono sono utili (e attendibili)? A questa e altre domande prova a rispondere un lungo pezzo pubblicato oggi dal Corriere della Sera, che partendo da un articolo pubblicato da Nature racconta l'esperienza di chi l'analisi se l'è fatta fare. E cosa è cambiato nella sua vita.
A raccontare è un medico, Giuseppe Remuzzi, che dopo qualche ritrosia e dopo avere consultato la famiglia ha deciso di tentare l'analisi del Dna, una pratica che in Italia si può richiedere soltanto se un medico dice che è necessaria. O se ci si affida alle compagnie che la fanno.
I costi al momento sono proibitivi. Se si considerano le spese per la mappatura e quella per l'interpretazione dei dati raccolti - spiega l'articolo del Corriere - si arriva senza problemi ai tremila euro. Nei prossimi anni il prezzo potrebbe però scendere, se l'analisi diventerà più comune.
Dalla mappatura del Dna, e dall'analisi della storia familiare di chi vi si sottopone, si possono scoprire alterazioni nei geni che potrebbero significare una maggior predisposizione a certi tipi di malattie. Allora dovremmo fare tutti l'analisi del Dna? Non è detto.
Un po' perché al momento i test non sono del tutto affidabili e dunque le conclusioni non sono necessariamente valide al 100%. E un po' perché - argomenta Remuzzi - scoprire una predisposizione alle dipendenze, per esempio, potrebbe diventare una facile scusante per non smettere e incolpare la genetica.
538em;">Insomma, non sempre l'analisi (o comunque l'interpretazione dei dati) ci azzecca e studiare il genoma ha insegnato che la storia familiare continua a essere fondamentale. "Qualcosa che non avrei immaginato - conclude però l'articolo - è che conoscere i segreti del mio Dna fosse uno stimolo a cambiare le mie abitudini".
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