Dopo sette anni, è arrivato il giorno dell'ultima udienza. Oggi davanti al Tribunale arbitrale internazionale dell'Aja si è aperto il processo per decidere chi, tra Italia e India, abbia la giurisdizione per giudicare le responsabilità di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i marò accusati della morte di due pescatori indiani, scambiati per pirati, a largo del Kerala.
L'udienza durerà due settimane (fino al 20 luglio) ma la sentenza arriverà, in base alle norme procedurali, entro sei mesi. Inizialmente prevista per ottobre, l'ultima udienza era stata rinviata a luglio a causa della morte di uno degli arbitri, sostituito a novembre.
Il 15 febbraio 2012, i marò, a bordo della nave italiana Enrica Lexie in missione di protezione contro i pirati, avrebbero ucciso due pescatori indiani.
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono a casa già da qualche anno, ma la vicenda che li vede coinvolti non è ancora finita.
"Agli occhi dell'India non c'è presunzione di innocenza: i marò erano colpevoli di omicidio ancora prima che le accuse fossero formulate", ha affermato l'ambasciatore Francesco Azzarello nel corso dell'ultima udienza, come riporta TgCom24. Latorre e Girone "sono funzionari dello Stato italiano", impegnati nell'esercizio delle loro funzioni "a bordo di una nave battente bandiera italiana" e "in acque internazionali", e pertanto "immuni dalla giustizia straniera", ha sottolineato Azzarello spiegando le ragioni per cui l'Italia rivendica la giurisdizione sul caso della morte dei due pescatori indiani.
"L'Italia sostiene di avere l'esclusiva giurisdizione" sulla vicende dei marò, "ma bisogna tenere a mente che l'India e due suoi pescatori
sono le vittime di questo caso": "due esseri umani a bordo di una barca indiana sono stati uccisi da individui che erano su una nave commerciale", ha invece affermato il rappresentante di Delhi, G. Balasubramanian.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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