Il marito la tortura, la brucia viva e la pesta a sangue per giorni: libero su cauzione la uccide

Kevin Edwin ha sequestrato sua moglie per quasi due settimane. Quando la donna è riuscita a farlo arrestare pensava che l'incubo fosse finito, Ma invece, qualcuno ha pagato una cazione e ha permesso che uccidesse Tierne

Il marito la tortura, la brucia viva e la pesta a sangue per giorni: libero su cauzione la uccide

Suo marito l'ha torturata ler 11 interminabili giorni: l'ha picchiata, l'ha chiusa in un armadio, l'ha presa a calci, l'ha strangolata e l'ha bruciata viva, ma per la polizia queste cose non erano abbastanza gravi e Kevin Edwin è stato scarcerato.

E se fino a qui la storia ha dell'incredibile, aspettate perché c'è dell'altro. La protagonista di questa assurda vicenda si chiama Tierne, è americana e negli ultimi giorni ha dovuto lottare (inutilmente) per poter vivere. Il marito, infatti, dopo avrela torturata per 11 giorni l'ha uccisa una volta che è stato scacerato. Ma ecco i fatti.

Kevin inizia a torturare la moglie. Nei suoi riguardi è spietato, non ha un briciolo di compassione. Le fa davvero di tutto, dall'usare una pistola contro di lei a legarle un cappio intorno al collo. Poi, l'8 luglio, Tierne riesce a far arrestare il marito violento. La donna si trovava fuori da una banca in Pennsylvania, quando è arrivato Edwin furioso e la donna ha iniziato ad urlare: "Non voglio morire. Non lasciatelo entrare. È un pazzo".

Gli agenti, conoscendo i trascrorsi dell'uomo, lo hanno portato in caserma e lo hanno arrestato. Ma soltanto un mese dopo, il folle uomo è stato liberato su cauzione: qualcuno ha pagato per lui 100 mila dollari. Un gesto anonimo che ha permesso a Kevin di tornare in libertà per vendicrarsi della donna che per anni gli è stata accanto sopportando tutti i suoi soprusi e intimidazioni. Ma ecco che accade l'inverosimile. Il 30 agosto, Tierne viene ritrovata senza vita in un fienile: il marito l'ha uccisa con un colpo di pistola e dopo si è ucciso anche lui.

Il caso ha toccato profondamente la sensibilità degli americani, che si sono interrogati sulla condotta della polizia. È stato lo stesso Procuratore Generale di Washington, Eugene Vittone, a parlare di morte annunciata e ad accusare di leggerezza la polizia locale, dando avvio ad un'indagine interna per fare luce sull'accaduto. "Stiamo analizzando la vicenda nei dettagli per capire come migliorare il sistema" - ha spiegato Vittone all'Huffington Post.

Ma se la polizia non aveva dato tanto peso ai gesti e alle accuse che pendevano sull'uomo (quando era stato arrestato gli erano stati imputati: sequestro di persona, minaccia terroristica, porto illegale di armi e altri capi di imputazione minori ndr), Tierne sì. La donna sapeva benissimo che stava per morire tanto è che aveva detto al suo avvocato di far sapere al giudice: "Se esce di prigione, verrò uccisa".

Dopo il folle

gesto e la tragica fine, l'avvocato della donna ha confessato:"Avevo un brutto presentimento. Sapevo che non sarebbe andata a finire bene". E così è stato. Tierne ha pagato con la vita la sordità della polizia.

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