«La scelta è vostra perché voi siete i Re». La chiusa di Carlo Calenda di fronte alla platea del Forum di Cernobbio è una sintesi dedicata al tipo di uditorio a cui si rivolgevano ieri i sei principali leader politici a 20 giorni dalle elezioni. In ordine alfabetico, dopo Calenda hanno parlato Conte (collegato da fuori), Letta, Meloni, Salvini e Tajani. I «Re» che dice Calenda sono le élite economiche, italiane, europee e internazionali ben rappresentate, come ogni anno in settembre, a Villa d'Este. E ieri mattina era a queste che i sei sfidanti chiedevano credito. Chiedevano il voto. Un voto qualificato, dunque, di peso.
E la gara dell'applausometro dei Re l'ha vinta proprio Calenda. Come ha fatto? Parlando di «gestione» della cosa pubblica avendo come riferimento il metodo Draghi. Anzi, arrivando a candidare lo stesso Draghi a prossimo presidente del Consiglio. E così si è guadagnato il più lungo battimani di Cernobbio. D'altronde ha occupato quello spazio liberale e pragmatico che è il terreno naturale del Forum Ambrosetti. Poco importa se l'ex manager (per un periodo iscritto al Pd) aveva chiuso un accordo con Letta meno di un mese fa, per poi cambiare idea. Ma se è Draghi la carta che Azione si gioca il 25 settembre per attirare a sé le élite liberali, illuminate e riformiste tanto di destra (pescando da Forza Italia e Lega) che di sinistra (dal Pd) c'è da chiedersi quanto questa ipotesi sia concreta: chi l'ha detto che il presidente del Consiglio sia ancora interessato? Perché un conto è giocarsi il modello Draghi con il suo creatore, un altro è poi doverlo gestire con una controfigura.
A questa platea tutta economica e finanziaria ha parlato, per la prima volta da premier in pectore, anche Giorgia Meloni. Applausometro positivo, ma senza entusiasmo. Ai globalizzatori Meloni ha buttato in faccia i flop dei «totem» della globalizzazione, ma poi non ha sfondato, troppo attenta a rivendicare la propria isolata coerenza da un lato e a non dire qualcosa troppo di destra dall'altra. Tanto che quando arriva al dunque, anche Meloni strizza ormai l'occhio all'agenda Draghi (sul debito, sul reddito, sulle sanzioni). In ogni caso l'obiettivo minimo, quello di tranquillizzare eurocrati e banchieri sulle intenzioni dei Fratelli d'Italia, è centrato. Per andare oltre ci sarà tempo.
L'impressione che lascia questa prima Cernobbio elettorale è quella che i leader più impegnati a convincere nuove platee, a presentarsi sotto nuove spoglie, lo stiano facendo con poche idee, poco coraggio e ancora meno iniziative economiche credibili.
Preferiscono evocare o indossare maschere. Quella di Draghi, senza il suo permesso; quella del liberale, pur venendo da sinistra; o quella dei neoeuropeisti senza esserlo mai stati. Tutte confezionate ad hoc per l'occasione.
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