Mascherine (quasi) addio

Non si indosseranno più nei bus, sui treni, nelle navi. Resta l’obbligo per ospedali, rsa e strutture sanitarie. Gimbe: "Cautela, boom di contagi". Nell’ultima settimana +34%

Mascherine (quasi) addio

L’incubo Covid è tutt’altro che archiviato. Il nemico è in agguato complice il freddo, l’apertura delle scuole e l’aumentata circolazione della popolazione che ha accantonato parzialmente lo smart working ed è ritornato in ufficio. Non a caso, come rileva la fondazione Gimbe, c’è stato un balzo del 34% dei contagi nell’ultima settimana, accompagnata però ad una diminuzione delle terapie intensive e dei decessi. Segno che il virus sta cambiando pelle.

VIA LE MASCHERINE

Ma l’incremento della crescita dei casi sarà destinato ad aumentare visto che da domani le mascherine non si vedranno più in metro, nei bus, privati e pubblici, sui treni, nelle navi. E per milioni di italiani sarà un vero ritorno alla normalità. È come dire addio ad un vecchio amico che ci ha accompagnati nei mesi più bui della pandemia, una specie di salvavita usato soprattutto quando i vaccini erano ancora una vaga speranza. Per molti ormai è diventata un’abitudine indossarla e c’è da scommettere che non solo anziani e fragili la useranno ancora nella stagione fredda. Per molti rimane uno strumento di protezione non solo per il contagio del Covid ma diventa una barriera importante anche contro ogni malattia di raffreddamento, influenza in primis.

OSPEDALI PROTETTI

Nel settore sanitario le cose cambiano e la libertà di utilizzare l’ffp2 rimane ancora un obbligo fino al 31 ottobre come sottolinea un’ordinanza emanata ieri dal ministro Roberto Speranza che così lascia le future decisioni al nuovo governo. Scatta la necessità di protezione e tutela dei pazienti ricoverati per altre patologie che non devono rischiare di essere contagiati da parenti o operatori asintomatici. Per questo valido motivo di salute pubblica, è prorogato di un mese l’uso dei dispositivi di protezione non solo per i lavoratori ma anche per utenti e visitatori delle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali, comprese le strutture di ospitalità e lungodegenza, le residenze sanitarie assistenziali, gli hospice, le strutture riabilitative, le strutture residenziali per anziani, anche non autosufficienti. Anche gli studi medici sono stati inseriti nell’elenco dei luoghi in cui resta l’obbligo.

INCOGNITA FUTURO

Queste regole sono destinate a infrangersi se dovesse peggiorare il quadro pandemico e se gli ospedali dovessero entrare di nuovo in sofferenza. In ogni caso sarà compito del nuovo esecutivo risolvere l’eventuale nuova ondata di Covid. Il governo dimissionario, infatti non deciderà alcuna proroga perché tecnicamente sarebbe stato necessario un decreto ma il governo guidato da Mario Draghi non si assume la delicata responsabilità perché in carica solo per gli affari correnti.

COVID IN CRESCITA

Si consolida il rialzo dei contagi iniziato due settimane fa in concomitanza con la ripresa delle attività dopo l’estate. Nella settimana 21-27 settembre, come rileva il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe, si registra il 34% di più di casi. E tornano a salire anche i ricoveri ordinari (+4,5%), mentre quelli in terapia intensiva, sono ancora in discesa (-14,7%).

«Siamo di fronte a un balzo dei contagi – spiega il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta – Peraltro, la ripresa della scuola, la maggiore frequentazione dei luoghi chiusi e la decadenza dell’obbligo di mascherina sui mezzi pubblici, contribuiranno ad un ulteriore aumento della circolazione virale». Per questo, la fondazione Gimbe invita il nuovo esecutivo a ribadire l’urgenza della quarta dose per anziani e fragili: la campagna non decolla e ad oggi solo il 17% ha ricevuto il secondo richiamo.

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